Tibetan Children's Villages |
Progetto SumdhoSumdho vuol dire "confluenza" ed in queste pagine confluiscono alcune iniziative per sostenere l'attività di questa piccola scuola per rifugiati tibetani |
Aiuto allo Zanskar |
L’arrivo a Leh lascia senza fiato, per il paesaggio lunare che circonda la vallata e per l’altitudine a cui non si è mai preparati. Già in fase di atterraggio s’intravedono le cime dei ghiacciai che bucano le nuvole e, una volta a terra, lo spettacolo è decisamente splendido, la catena del Karakorum si staglia maestosa verso il cielo con le sue innumerevoli vette imbiancate, in un ambiente completamente desertico, tranne che per una stretta lingua di terra, molto fertile che corre lungo le sponde del fiume Indo.
Il Ladakh presenta contrasti forti, l’asprezza del paesaggio, l’aria rarefatta, le temperature invernali proibitive, il carattere dei suoi abitanti, il rispetto che essi hanno dell’ambiente in cui vivono, l’ospitalità offerta ai turisti e ai rifugiati tibetani, la coesistenza pacifica, i dettami del buddismo.
Una terra apparentemente poverissima ma infinitamente più ricca di tante altre regioni indiane, in cui l’espressione di tanti valori universali è condivisibile da un coacervo di razze e di uomini che parlano idiomi diversi ma che s’identificano in un’unica, vera concezione del mondo: la fratellanza.
È con questo spirito che mi sono spinta tra un monastero e l’altro a visitare Choglamsar il villaggio di bambini tibetani alle porte di Leh. Gli insediamenti tibetani in Ladakh risalgono agli anni 70. I campi per i rifugiati nomadi erano stati creati all’epoca, lungo tutto il confine Indo tibetano. Con una somma infinitesimale di 10.000 rupie, messa a disposizione dal Dalai Lama e la terra messa a disposizione dal governo indiano, il villaggio che ho visitato fu iniziato nel 1975. Oggi oltre il villaggio SOS esistono le scuole, da quella materna alla decima classe, che offrono accoglienza e assistenza al popolo tibetano.
Il primo impatto che ho ricevuto nel visitare soprattutto le case e le classi che ospitano i bambini piccolissimi è stata una stretta al cuore. Essi mi fissavano con negli occhi un’espressione accorata, con uno sguardo tristissimo e interrogativo, quasi che la mia presenza di occidentale avesse potuto aiutarli a ritrovare odori e colori parentali, dai quali forse sono stati per sempre separati. L’organizzazione della vita dei settecento bambini e bambini ospitati nel centro di Choglamsar è oserei dire funzionalissima. La loro giornata inizia con la sveglia, nelle casette che ospitano 20 bambini ognuna, alle sei del mattino, prosegue con le abluzioni più o meno accurate dei piccoli ospiti, con la colazione e con un’assemblea giornaliera alle 8,45 a.m. di ogni giornata. Iniziano poi i corsi scolastici a seconda dell’età del rifugiato. Dalle 13 alle 14 i bambini tornano nelle loro abitazioni che spesso sono dotate di cucinotto autonomo dove consumano il pranzo. Nel pomeriggio si svolgono le attività culturali e sportive e alle 18 viene offerta la cena per concludere la serata alle 21 con le luci spente. Il clima in questa parte dell’India, soprattutto in inverno e cioè da ottobre a maggio è particolarmente inclemente, con punte di – 30C° , ma nel villaggio la maggior parte delle costruzione è stato concepito in modo tale che il riscaldamento è quasi inesistente, sfruttando al massimo l’energia e il calore solare. Quanto al corso di studi, esso è ufficialmente riconosciuto dal governo indiano che alla fine di ogni ciclo scolastico rilascia i relativi titoli di studio.
Il metodo Montessoriano adottato in molti dei villaggi SOS per bambini tibetani mi è sembrato, soprattutto per i più piccoli estremamente efficace. La mamma adottiva che presiede la postazione abitativa e si occupa dei 20 piccoli, del loro cibo, della loro igiene, della loro organizzazione di vita, è forse eccessivamente oberata, non dimentichiamo infatti che il numero ideale di bambini cui attendere sarebbe di otto piccoli per operatore, ma considerando gli sforzi organizzativi del Centro probabilmente questo elemento non è ancora considerato prioritario rispetto agli altri enormi problemi che un’organizzazione del genere deve porsi. Gli ospiti indossano una divisa grigia in panno con gilet in lana, alla cui manifattura attendono gli operatori adulti e i ragazzi che vogliono intraprendere un’attività professionale dopo la scuola dell’obbligo. Le scarpe, tutte rigorosamente di cuoio e invernali le ho visto ai piedi di tutti i bambini che ho incontrato e con cui mi sono intrattenuta in quella meravigliosa giornata dello scorso giugno 2001. Ogni casetta che ospita i piccoli ha d’estate un orto per soddisfare il fabbisogno della piccola comunità, i cui prodotti in esubero vengono venduti al nucleo centrale che li assorbe in cambio di un’esigua monetizzazione dei prodotti freschi. L’essiccazione dei prodotti richiede un’attività molto intensa che nei mesi estivi impegna gli addetti all’alimentazione per affrontare il lungo inverno del Ladakh, riducendo sprechi e consumi, in considerazione della spesa che il Centro affronta ogni mese per circa 80 milioni di lire.
L’organizzazione prevede inoltre stage, seminari e aggiornamenti per gli insegnanti, per i medici e infermieri che all’interno di ogni villaggio SOS svolgono un ruolo fondamentale. Il villaggio di Choglamsar ha all’interno dei suoi 100 acri anche un servizio di odontoiatria offerto non solamente alla popolazione dei bambini ma a tutti i tibetani che popolano l’intera area che, a prezzi competitivi possono usufruire di un ottimo servizio, alcuni posti letto di prima emergenza, un laboratorio di odontotecnica che necessita di tutte le strumentazioni di base, una biblioteca.
Il mio cuore è rimasto a Choglamsar, a una realtà inimmaginabile, che se siete da quelle parti, dovreste proprio non perdere di visitare.
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Per informazioni:
Se volete adottare un bambino a distanza è possibile con soli 30$ Usa al mese se invece optaste per offerte in danaro, libri (rigorosamente tradotti in inglese), giochi in legno per bambini, puzzles o quant’altro potete inviare un assegno al Tibetan Children'’ Villages o fare un bonifico all'American Express, Hamilton House, Connaught Place, New Delhi- 110001. Conto n. C-310300792 o inviare all’Ufficio Centrale Tibetan Children’s Villages
Dharamsala Cantt. 176216
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