23/04/2004  Dalai Lama: la visita diventa politica

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«È importante educare i nostri fratelli e sorelle cinesi ogni volta che li si incontra - ha dichiarato il Dalai Lama - Viaggiate, andate a visitare il Tibet come semplici turisti. Poi, al vostro ritorno, raccontate la verità sulle condizioni di vita in quella regione».

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Dalai Lama: la visita diventa politica
Martin: «Parleremo di diritti umani»

Paul Martin ha accresciuto i toni politici dell'incontro con il Dalai Lama, in programma questo pomeriggio alle 17 nella residenza dell'arcivescovo di Ottawa. Il primo ministro, al termine di una riunione di gabinetto ieri, ha dichiarato: «Sono sempre disponibile a discutere di diritti umani, sono convinto che questo argomento sarà uno degli argomenti dei quali parleremo durante l'incontro».
La dichiarazione di Martin è una sorta di risposta a una frase pronunciata in mattinata dal Dalai Lama: «Credo che il Canada possa fare molto per favorire il dialogo con la Cina, proprio perché ha ottimi rapporti commerciali con Pechino. Il Canada non è una minaccia per la Cina e per questo è in una posizione migliore per influenzare le decisioni dei governo cinese».
La visita del Dalai Lama è l'incontro col primo ministro sono entrati ieri anche nel dibattito politico. Stephen Harper, leader dei conservatori, ha accusato Martin di permettere alla Cine di dettare la politica estera canadese. «È capace il primo ministro di prendere decisioni per conto proprio?».
Ieri il monaco buddista ha tenuto i primi discorsi nella capitale, suscitando come spesso gli capita entusiasmo e consensi. «È importante educare i nostri fratelli e sorelle cinesi ogni volta che li si incontra - ha dichiarato il Dalai Lama - Viaggiate, andate a visitare il Tibet come semplici turisti. Poi, al vostro ritorno, raccontate la verità sulle condizioni di vita in quella regione».
Nel proprio intervento il monaco ha anche parlato nuovamente dell'indipendenza del Tibet, rispondendo alle accuse fatte da Pechino al governo di Ottawa di ricevere leader separatisti del Tibet nonostante che la situazione del Québec sia molto simile. «La globalizzazione - ha dichiarato - rende i confini nazionali irrilevanti. Noi stiamo cercando la separazione dalla Cina, non vogliamo l'indipendenza. Credo che il mondo stia diventando più piccolo sia dal punto di vista economico che da quello ambientale e i nostri confini nazionali non sono importanti. Se Pechino permettesse al Tibet di avere un'autonomia religiosa e culturale. il Tibet potrebbe trarre grandi benefici dall'essere una parte della Cina. E anche nella Cina comunista le cose stanno cambiando. Gli importanti movimenti che la Cina sta facendo verso i mercati liberi sta creando grandi domande di libertà nella popolazione cinese. La Cina di oggi è profondamente diversa da quella di venti, ma anche di dieci anni fa. Tuttavia i cambiamenti devono arrivare dolcemente e pacificamente. In questo modo il mio approccio per il Tibet è mirato ad aiutare la Cina ad effettuare una transizione senza scossoni». Nella quale il Canada potrebbe avere un ruolo importante.