Senato della Repubblica COMMISSIONE AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3a)
MARTEDÌ 20 APRILE 2004 181a Seduta
Argomento relativo alla esecuzione da parte delle Autorità del Governo della Repubblica popolare cinese della pena di morte nei confronti del religioso tibetano Tenzin Delek Rimpoche (Esame. Approvazione di una risoluzione)
Ha la parola il senatore FORLANI (UDC) il quale svolge una breve relazione introduttiva sull’affare assegnato alla Commissione ricordando come nel corso del gennaio 2003 siano state confermate due condanne a morte dalla magistratura della provincia cinese del Sichuan nei confronti di Tenzin Delek Rimpoche e Lobsang Dondhup, in base ai capi di imputazione di “detenzione di armi ed esplosivi” e di promozione di “attività politica separatista” volta a determinare l’indipendenza del Tibet dalla Cina. In seguito all’esecuzione della condanna a morte del secondo monaco tibetano, la stessa Corte d’Appello ha sospeso per due anni l’esecuzione della sentenza alla pena capitale per Tenzin Delek Rimpoche. Sulla vicenda ricorda come l’Unione europea abbia espresso una formale protesta per l’esecuzione già avvenuta lamentando, nei confronti della Repubblica Popolare Cinese le gravi violazioni del diritto alla difesa degli imputati esprimendo altresì riserve sulla scarsa trasparenza nei procedimenti penali a carico dei due. Considerato che il Governo USA ha anch’esso espresso una simile protesta nei confronti della Repubblica Popolare Cinese, auspica che la Commissione possa orientarsi a votare una risoluzione ai sensi dell’articolo 50, comma 2, per impegnare il Governo italiano, unitamente ai partners dell’Unione europea, a continuare a farsi interprete nei riguardi delle Autorità cinesi della richiesta a non procedere all’esecuzione della seconda condanna a morte. Dà, quindi, lettura di una proposta di risoluzione recante un impegno conforme a quello indicato in un analogo atto di indirizzo votato dalla Commissione affari esteri della Camera dei deputati.
Il sottosegretario Margherita BONIVER, ricorda di essersi occupata della vicenda in occasione della risoluzione votata presso l’altro ramo del Parlamento ed osserva, inoltre, che una eventuale pronuncia anche della Commissione esteri del Senato potrà senz’altro ritenersi utile per garantire al Governo una maggiore incisività per farsi interprete nelle sedi opportune dell’istanza di sospensione della pena di morte. In relazione al più generale quadro dei rapporti tra Cina e Tibet, osserva come in occasione della recente visita del Dalai Lama in Italia ci si sia resi conto della drammaticità della situazione, la quale, tra l’altro, sembra evolvere nel senso di un massiccio incremento dell’influenza cinese sul Tibet in termini politici, culturali ed economici; in prospettiva, tale tendenza può far supporre che nel giro di pochi anni una vera e propria questione tibetana non esisterà più, a fronte di una totale egemonia di marca cinese sulle antichissime tradizioni culturali tibetane. Conclude richiamando la disponibilità del Governo ad accogliere positivamente la proposta di risoluzione illustrata dal senatore Forlani, auspicando tuttavia, che si possa espungere dal testo l’ultima parte del dispositivo con il quale si impegna il Governo a farsi interprete della richiesta di porre il religioso tibetano in libertà ancor prima che si possa eventualmente dar vita ad un processo di revisione. Infatti, tale impegno che verosimilmente non troverebbe alcun riscontro nell’operato delle autorità cinesi, si discosterebbe da quanto approvato dalla Commissione affari esteri della Camera dei deputati e porrebbe in imbarazzo il Governo in vista delle prossime occasioni di incontro con le stesse autorità cinesi.
Il relatore FORLANI (UDC), preso atto dei rilievi esposti dal Sottosegretario Boniver e ritenendo convincenti le ragioni di opportunità alla base della modifica suggerita, accoglie l’invito ad espungere dal dispositivo della risoluzione il riferimento all’impegno del Governo ad intercedere affinché il religioso Delek Rimpoche sia posto immediatamente in libertà.
Dopo che è stata verificata la presenza del numero legale, la Commissione approva all’unanimità la risoluzione illustrata dal relatore nel testo modificato secondo i rilievi emersi nel corso del dibattito, pubblicato in allegato al presente resoconto.
La seduta termina alle ore 16,25.
TESTO DELLA RISOLUZIONE APPROVATO DALLA COMMISSIONE (Argomento relativo alla esecuzione da parte delle Autorità del Governo della Repubblica popolare cinese della pena di morte nei confronti del religioso tibetano Tenzin Delek Rimpoche)
La Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica: Anche in seguito alla risoluzione sul Tibet approvata dalla Camera dei deputati il 9 ottobre 2002 con la quale, fra l'altro, si impegnava il Governo italiano ad «invitare il Governo cinese a riconoscere e rispettare pienamente i fondamentali diritti politici, sociali e culturali delle minoranze religiose, etniche e di altro genere nonché le loro specificità culturali compresa la libertà di culto»;
considerato che:
lo scorso 26 gennaio 2003 sono state confermate le condanne a morte dalla magistratura della provincia del Sichuan nei confronti di due religiosi tibetani, Tenzin Delek Rimpoche e Lobsang Dondhup, accusati di «detenzioni di armi ed esplosivi» e di promuovere attività politica «separatista», finalizzata all'indipendenza del Tibet dalla Cina;
la condanna a morte di Lobsang Dhondup, un monaco tibetano di 28 anni, è stata eseguita immediatamente dopo la lettura della sentenza che respingeva la richiesta di appello e nonostante le proteste della comunità internazionale;
la stessa Corte d'Appello ha sospeso per due anni l'esecuzione della sentenza per il secondo religioso, Tenzin Delek Rimpoche, di 52 anni;
l'Unione europea ha espresso formale protesta per l'esecuzione della sentenza di Lobsang Dondup e riserve formali nei confronti della Repubblica Popolare Cinese per le modalità di conduzione del processo da parte cinese, con riferimento alla scarsa trasparenza nei procedimenti del processo, alle palesi violazioni del diritto alla difesa, al disinteresse per gli appelli internazionali ricevuti circa la sorte dei condannati;
il governo USA ha espresso simile protesta nei confronti della Repubblica Popolare Cinese; qualora prevalesse l’interpretazione per cui la sospensione della pena cominci a decorrere dal momento dell’arresto, l’esecuzione capitale potrebbe essere imminente;
impegna il Governo,
unitamente ai partners dell'Unione europea, a continuare a farsi interprete con le autorità cinesi, nelle sedi opportune, della richiesta a non procedere all'esecuzione della pena di morte del religioso tibetano Tenzin Delek Rimpoche ed a richiedere per lo stesso un processo equo. |