29/04/2002
Lhasa: demolizione dei vecchi edifici tibetani |
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29/04/2002 |
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29/04/2002
| Stato: Tibet |
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Lhasa |
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Fonte: | Associazione Italia Tibet |
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(lingua: Italiano
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A partire dal 26 aprile è iniziata a Lhasa la demolizione di numerosi edifici costruiti in stile tradizionale tibetano. Ai residenti sono stati dati cinque giorni di preavviso prima di lasciare le abitazioni, assieme alla promessa di una "corsia" preferenziale nell’assegnazione dei nuovi appartamenti (peraltro più piccoli e con un maggiorato costo d’affitto) negli edifici di cemento armato destinati a sostituire le case tradizionali. Nel divulgare la notizia, Tibet Information Network ha reso noto che uno dei complessi edilizi si trova nell’area adiacente il tempio del Jokhang ed è sotto la protezione dell’UNESCO mentre un altro edificio di tre piani, vecchio di secoli, è situato nelle vicinanze del Lingkor.
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A partire dal 26 aprile è iniziata a Lhasa la demolizione di numerosi edifici costruiti in stile tradizionale tibetano. Ai residenti sono stati dati cinque giorni di preavviso prima di lasciare le abitazioni, assieme alla promessa di una "corsia" preferenziale nell’assegnazione dei nuovi appartamenti (peraltro più piccoli e con un maggiorato costo d’affitto) negli edifici di cemento armato destinati a sostituire le case tradizionali. Nel divulgare la notizia, Tibet Information Network ha reso noto che uno dei complessi edilizi si trova nell’area adiacente il tempio del Jokhang ed è sotto la protezione dell’UNESCO mentre un altro edificio di tre piani, vecchio di secoli, è situato nelle vicinanze del Lingkor. Alcuni residenti hanno chiesto alle autorità di non dare corso alla demolizione ma il loro appello non è stato accolto. Un portavoce dell’UNESCO, intervistato a Parigi, ha espresso la sua preoccupazione per la situazione ed ha affermato che l’organismo internazionale cercherà di intervenire prima che sia troppo tardi anche se non tutte le case destinate ad essere abbattute rientrano nella lista dei tesori "dell’Eredità Mondiale". E’ rilevante comunque ricordare che nel 2000 le autorità cinesi hanno espulso da Lhasa il "Fondo per l’Eredità del Tibet", un’organizzazione non governativa europea operante nel settore della preservazione del patrimonio architettonico e culturale tibetano.
La demolizione dei vecchi edifici rientra nel nuovo piano urbanistico, approvato dalle autorità di Lhasa, mirante a quadruplicare l’area urbana portandola dagli attuali 53 chilometri quadrati ai 272 previsti entro l’anno 2015. Il particolare accento posto da Pechino sullo sviluppo della città sta privilegiando il settore edilizio a detrimento della preservazione del patrimonio storico-artistico e dello "sky line" della città, già deturpato dalla costruzione di un edificio di tredici piani, a nord del Barkor, destinato a ospitare gli uffici della Pubblica Sicurezza e di un monumento alto trentasette metri, nella piazza del Potala, eretto per commemorare la "pacifica liberazione del Tibet".
Nel deplorare la distruzione degli antichi quartieri, il giorno 2 maggio 2002, Samdong Rinpoche, Kalon Tripa (primo ministro) del governo tibetano in esilio, ha così dichiarato: "Questi edifici sono non soltanto simboli storici. Sono testimonianze fisiche dell’eredità culturale tibetana. Poiché la Cina ha ratificato la Convenzione sulla Protezione del Patrimonio Culturale e Naturale, ha il dovere di garantire la protezione, la conservazione e la trasmissione alle future generazioni di quanto si trova sul suo territorio". u
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