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Kashmir, storia di un conflitto

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Rassegna stampa curata saltuariamente da Marco Vasta


11/11/2001 14:51:52  La Cina entra nel WTO (la Repubblica 11-11-01)


dal 11/11/2001 14:51:52 al Stato:

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NEL TEMPIO DE COMMERCIO
OGGI è IL GIORNO DELLA CINA
Grandi celebrazioni per l'ingresso nell'Organizzazione, ma anche timori sul futuro dell'economia
di MARCO LUPIS
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HONG KONG - In Cina ci sono 400 milioni di televisori. Quasi tutti sintonizzati oggi sulla cerimonia del voto, che alla Conferenza di Doha segnerà l'ingresso ufficiale di un miliardo e trecento milioni di cinesi nella grande famiglia del Commercio Mondiale, dopo oltre quindici anni di estenuanti trattative. Per nulla al mondo infatti, il governo di Pechino avrebbe rinunciato a questo momento storico, simbolicamente rappresentativo della riscossa del Grande Drago. Nel corso di una lunga diretta, diffusa dalla Manciuria al Tibet da tutti i network cinesi e programmata in ogni particolare da molti mesi, i cinesi potranno assaporarne ogni istante.


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NEL TEMPIO DE COMMERCIO
OGGI è IL GIORNO DELLA CINA

Grandi celebrazioni per l'ingresso nell'Organizzazione, ma anche timori sul futuro dell'economia

MARCO LUPIS

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HONG KONG - In Cina ci sono 400 milioni di televisori. Quasi tutti sintonizzati oggi sulla cerimonia del voto, che alla Conferenza di Doha segnerà l'ingresso ufficiale di un miliardo e trecento milioni di cinesi nella grande famiglia del Commercio Mondiale, dopo oltre quindici anni di estenuanti trattative. Per nulla al mondo infatti, il governo di Pechino avrebbe rinunciato a questo momento storico, simbolicamente rappresentativo della riscossa del Grande Drago. Nel corso di una lunga diretta, diffusa dalla Manciuria al Tibet da tutti i network cinesi e programmata in ogni particolare da molti mesi, i cinesi potranno assaporarne ogni istante.
Così, quasi un quarto di secolo dopo l'avvio delle riforme economiche, la Cina prende parte al nuovo ordine mondiale del libero scambio. Secondo i gerarchi di Pechino, questa tappa decisiva nella transizione verso l'economia di mercato dovrebbe stabilizzare le relazioni commerciali estere della Cina, rilanciare la crescita e rafforzare la coalizione «riformista» intorno al presidente Jiang Zemin e al primo ministro Zhu Rongji.
Ma non tutti sono pronti ad abbracciare l'entusiasmo che si respira in queste ore a Pechino. Spaventa infatti l'enorme costo sociale di un'apertura accelerata, per un'economia che soltanto in parte sembra pronta ad affrontare la concorrenza internazionale. Anche se la Cina riuscisse a minimizzare gli effetti negativi dei molti vincoli formali legati all'adesione infatti, non potrà sfuggire agli effetti strutturali dell'apertura: aumento dell'esodo rurale e massiccia disoccupazione urbana, tra gli altri. Ma i successori di Deng Xiaoping hanno optato per una terapia d'urto. Con il rischio di una tensione sociale senza precedenti.
Zhu Lukuan, professore all'Università di Hong Kong, ritiene che, tenendo conto degli effettivi in eccesso nell'amministrazione, nelle imprese di Stato e nelle cooperative, il tasso di disoccupazione reale - che nel 1998 era già intorno al 20%, con circa 150 milioni di disoccupati - non potrà che peggiorare.
L'ondata di disoccupazione prevista con l'ingresso della Cina nel Wto investirà pesantemente anche le campagne. E la concorrenza dei prodotti occidentali provocherà la scomparsa di quindici milioni di piccole imprese. Una cifra forse addirittura troppo bassa, se si tiene conto che una tonnellata di cereali prodotta (e immagazzinata) in Cina costerebbe, se fosse importata, 35 dollari di meno. Persino il riso cinese potrebbe non essere più competitivo.
Del resto non esistono alternative praticabili. Per un ironia della Storia, insomma, anche in questa Cina del terzo millennio, proiettata a gran velocità verso il Capitalismo, potrebbero essere ancora una volta le campagne a pagare il prezzo più alto, come ai tempi di Mao.


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