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Rassegna stampa curata saltuariamente da Marco Vasta


30/05/2001  In Tibet «occhi» italiani sul cosmo. E' l' osservatorio più alto del mondo


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In Tibet «occhi» italiani sul cosmo. E' l' osservatorio più alto del mondo

Si chiama Argo. Ha 18.500 elementi che scrutano l' universoda una qyuota di 4.300 metri
di Foresta Martin Franco

In Tibet «occhi» italiani sul cosmo E' l' osservatorio più alto del mondo ROMA - Gli italiani lo hanno battezzato Argo, come il mitologico cane dai cento occhi; i cinesi Ybj, iniziali di Yanbajing, l' altopiano del Tibet che, a 4.300 metri d' altezza , lo ospita. E' l' osservatorio astrofisico più grande e più alto del mondo, esteso quanto un campo di calcio, che sarà inaugurato lunedì prossimo, 4 giugno. Frutto di una collaborazione fra l' Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn) e il minist ero della Ricerca scientifica cinese, Argo-Ybj guarderà gli oggetti più violenti dell' Universo, quelli che in una breve frazione di secondo inondano lo spazio di invisibili ma intense cascate di particelle. Studierà i misteri dell' origine dei raggi cosmici, settore in cui i fisici italiani sono all' avanguardia e che ci riguarda tutti perché stanno emergendo i pericoli di queste radiazioni sulla salute di chi viaggia frequentemente in aereo alle quote più elevate, circa 10-12 chilometri sul li vello del mare. «Argo non è un telescopio tradizionale. Dispone di 18.500 elementi sensibili, distribuiti su 1.900 pannelli, ciascuno di 3 x 1,5 metri - spiegano il presidente dell' Infn Enzo Iarocci e il responsabile del progetto Bruno D' Ettorre -. Questi occhi vedranno i prodotti finali delle frequenti cascate energetiche generate da radiazioni che giungono fino a noi dalle profondità dell' Universo». All' origine delle cascate ci sono le radiazioni più energetiche che si conoscono: i «lampi di raggi gamma» emessi da stelle di neutroni che si scontrano e fondono, oppure nuclei di galassie che collassano diventando buchi neri. «Quando arrivano sulla Terra i lampi gamma si scontrano con l' atmosfera che, nello strato più alto, agisce come un amplificatore, generando sciami di particelle elettriche secondarie; nello strato più basso funziona, invece, come un assorbitore, risparmiandoci questa pioggia insidiosa. Ecco perché, per studiare i meccanismi di formazione di questi sciami, biso gna mandare strumenti in quota: su altopiani, palloni sonda o su satelliti». Argo, che costerà 17 miliardi di lire (di cui 7 a carico dell' Italia), sarà completato nel 2004, ma potrà funzionare fin da quest' anno con gli «occhi» realizzati finora. O ltre che trovare i lontani «mostri spaziali» responsabili dei lampi gamma, i fisici dell' Infn stanno anche studiando le dosi di radiazioni assorbite dai piloti e dai frequent flyer. «In condizioni ordinarie un volo transatlantico per New York compor ta, per un individuo, una dose di circa 60 microsievert. Il limite da non superare in un anno è di 15 mila microsievert. Per un passeggero occasionale non ci dovrebbero essere problemi. A meno che, durante un volo, non si verifichi una potente eruzio ne solare, come quella registrata a Pasqua, in cui i flussi di particelle aumentano fino a mille volte», spiega il fisico Marco Casolino. Dagli studi dell' Infn risulta che le rotte più esposte sono quelle polari.
Franco Foresta Martin
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