Il Dalai Lama chiede aiuti concreti al Trentino Un progetto di cooperazione agricola con il Tibet e formazione diplomatica per i suoi LA VISITA DEL DALAI LAMA
di Gianpaolo Tessari
TRENTO. Il XIVº Dalai Lama da ieri alle 18 è in città. Per condividere la compassione del Buddha di cui, per i tibetani, è l'incarnazione ma anche per non far dimenticare l'odissea del suo popolo. La massima autorità religiosa del Tibet, sin da quando ha messo piede all'aeroporto di Verona, non ha dimenticato di essere anche un capo di Stato, pur costretto all'esilio. E così al vicepresidente della Provincia Roberto Pinter, che gli ha dato il benvenuto al Catullo, ha chiesto subito una cosa. Come e perché il Trentino abbia conquistato quell'Autonomia che per la sua gente è un sogno inseguito da decenni. Ma da quest'amministrazione il Dalai Lama non avrà solo utili indicazioni sull'autogoverno: già ieri pomeriggio sono state poste basi concrete per un rapporto di collaborazione tra il Trentino e il popolo tibetano. Tre i progetti che interessano Tenzin Gyatso (la cui traduzione è "Oceano di Sagezza") ed il suo staff di undici persone: uno riguarderà la formazione professionale per il lavoro agricolo, il secondo una serie di infrastrutture a Dharmasala, la "capitale" indiana del governo tibetano in esilio. Ma il Dalai vorrebbe, anche e soprattutto, che l'Università desse ad alcuni suoi compatrioti strumenti e conoscenze per potersi muovere in quel mondo della diplomazia che potrebbe offrire un futuro diverso e migliore al suo popolo. In questi due giorni fitti di incontri ed appuntamenti potranno essere messi a fuoco tutti questi obiettivi. Il Dalai Lama è un uomo di grande carisma, forte e simpatico. L'enorme responsabilità sembra non fargli pesare i suoi 66 anni vissuti tutti di un fiato. Ieri alle 17 a Verona c'era una cappa di afa che pesava come piombo Tenzin Gyatso ha disceso la scaletta dell'Atr di Air Dolomiti in arrivo da Stoccarda. Un volo precedente aveva portato il Dalai ed il suo staff dal fresco della Lituania, ultima visita ufficiale di un calendario che lo porta a girare il mondo: «Siamo onorati di accogliere Sua Santità, autorità politica e spirituale del popolo tibetano, siamo felici della sua Presenza e siamo sicuri che il Suo messaggio di pace sarà gradito al nostro popolo» ha letto un emozionato Pinter. Il Dalai Lama ha risposto con quella spontaneità che gli ha aperto le porte del mondo. Con un largo sorriso e prendendo per mano, come un nonno con il nipote, l'incredulo vice presidente: «Si è appoggiato a me ed ha chiesto solo un bicchiere d'acqua, per un brindisi informale. Ma prima di partire per Trento ha voluto subito sapere quali siano le minoranze linguistiche della nostra provincia e quali siano le differenze con la situazione altoatesina che ha avuto modo di conoscere nel settembre nel settembre del 1998». Un quarto d'ora di dialogo prima di mettersi in viaggio per la città. Tenzin Ghiatso ha preso posto nella berlina di rappresentanza della Provincia con Chungdak Koren, ambasciatrice del governo in esilio del Tibet ed una delle sue guardie del corpo. Pinter ed il segretario particolare del Dalai sono saliti nella seconda auto di rappresentanza, con un pullmino a trasportare il resto del seguito. Lo slittamento dell'orario di arrivo al Grand Hotel Trento, si è viaggiato a 100 all'ora, ha tenuto letteralmente sulle spine un coloratissimo (e del tutto spontaneo, in barba alle severissime regole di sicurezza) comitato di accoglienza: si trattava di venti monaci tibetani nei classici sai bicolori. Tutti ospiti del centro Ghepelin di Milano. Con loro un folto gruppo di mamme con bambini, di appassionati, di fedeli del Dalai Lama. Nelle mani di tutti, in fila l'uno a fianco dell'altro, la "katà", l'immacolata sciarpetta di seta bianca che Gyatso ha preso nelle sue mani e restituito in segno di augurio e di benedizione. Ad accoglierlo anche Pietro Verni, presidente dell'associazione Italia-Tibet, da anni vicino al Dalai Lama: «Credo che molti lo vedano come una sorta di guru "new age", un aspetto che lo rattrista molto. Troppa gente non sa, o fa finta di non saperlo, che il Dalai è il leader politico spirituale di sei milioni di tibetani» ha commentato. Lui, Tenzin, ha accolto tutte le "katà" votive, non si è sottratto ad alcun saluto regalando sguardi e sorrisi che facevano bene al cuore. Si è intrattenuto per un istante con i musicisti di "Somma" che ieri sera hanno dato vita ad un evento multimediale in suo onore al Santa Chiara. Da stamattina l'abbraccio con il Trentino
|