28/12/2003
ANCORA DETENUTI 2 DEI 18 TIBETANI RIMPATRIATI DAL NEPAL |
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28/12/2003 |
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Nepal |
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Regione: - | Dipartimento: - |
Città: | Kathmandu |
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Fonte: | Associazione Italia Tibet |
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Nel mese di settembre, sette dei diciotto tibetani rimpatriati con la forza dalle autorità nepalesi nel maggio 2004 erano ancora detenuti a Shigatse. A metà ottobre, il numero dei reclusi è sceso a due.
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Originale: ANCORA DETENUTI 2 DEI 18 TIBETANI RIMPATRIATI DAL NEPAL
(lingua: Italiano
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Nel mese di settembre, sette dei diciotto tibetani rimpatriati con la forza dalle autorità nepalesi nel maggio 2004 (vedi Tibet News N. 40, pag.4) erano ancora detenuti a Shigatse. A metà ottobre, il numero dei reclusi è sceso a due. Fonte della notizia e dei relativi aggiornamenti i resoconti fornito dagli stessi ex prigionieri al momento della loro scarcerazione. I diciotto deportati tibetani sono stati trattenuti in isolamento per undici giorni nel carcere di Nyalam, vicino alla frontiera Sino-Nepalese perché sospettati di avere contratto il morbo della SARS. Successivamente, sono stati trasferiti nel “Nuovo Centro di Accoglienza” di Shigatse, una struttura adibita alla reclusione sia dei tibetani in fuga dal loro paese sia di quelli sulla strada del ritorno dopo aver frequentato scuole o aver fatto visita alle loro famiglie in India o in Nepal. Si è appreso che i deportati sono stati brutalmente percossi e torturati con bastoni elettrici applicati alla bocca o ai genitali. Ad alcuni sono stati infilati aghi sotto le unghie. E’ stato riferito che, durante i pestaggi, le guardie gridavano ai prigionieri: “Pensa al motivo per cui hai voluto scappare per andare a vedere il Dalai Lama! ” Il “Nuovo Centro di Accoglienza della Terra delle Nevi” – questo il nome per esteso della prigione – si trova nella parte sud occidentale della città, in un’area conosciuta come Dechen Podrang, lontana dalle zone residenziali e commerciali. Nel giugno 2003 ospitava circa 300 detenuti, saliti a quasi 500 nel mese di novembre. I prigionieri sono in maggioranza tibetani catturati nelle vicinanze del passo Nangpa o nei pressi del Ponte dell’Amicizia, vicino a Dram, il punto di frontiera più importante tra Nepal e Tibet. Gli ex detenuti hanno riferito che i tibetani catturati mentre fanno ritorno in Tibet sono trattati con maggiore severità, devono scontare pene detentive più lunghe (dai tre ai cinque mesi di carcere) e pagare una multa il cui ammontare può variare dai 1.700 ai 5.000 yuan ( 212 – 625 dollari USA). Al momento del rilascio, il prigioniero deve firmare una dichiarazione con la quale si impegna a non lasciare più la Repubblica Popolare Cinese per raggiungere l’India e ai famigliari è chiesto, a titolo di garanzia, di sottoscrivere il documento. In caso di nuovi tentativi di fuga da parte del loro congiunto saranno passibili di arresto.
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Consulta anche: | Associazione Italia Tibet |
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