19/04/2004  Dalai Lama chiede un Tibet autonomo

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«È molto meglio incontrare il primo ministro Paul Martin in un contesto religioso che in uno politico. Io al momento mi considero un monaco buddista piuttosto che un politico». Il Dalai Lama ha aperto così la propria visita canadese, sabato a Vancouver.

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Dalai Lama chiede un Tibet autonomo
Il Dalai Lama a Vancouver. Ha parlato del Tibet e tenuto la prima lezione
Di DAMIANO VEZZOSI
Articolo pubblicato il: 2004-04-19

«È molto meglio incontrare il primo ministro Paul Martin in un contesto religioso che in uno politico. Io al momento mi considero un monaco buddista piuttosto che un politico». Il Dalai Lama ha aperto così la propria visita canadese, sabato a Vancouver.
Pacifico, oltreché pacifista, il Dalai Lama usa il consueto approccio morbido verso il paese che lo ospita. Sa bene che l'appuntamento che ha per venerdì pomeriggio alle 5 nella residenza dell'arcivescovo di Ottawa col primo ministro Martin avrà in ogni caso una valenza politica. Dunque, non c'è bisogno di forzare i toni. «Se il primo ministro mi chiederà della situazione in Tibet, certamente saprò cosa dirgli. Se lui mostrerà interesse, allora gli chiederò di aiutare a far nascere un dialogo importante. In caso contrario, io non ho niente di politico nella mia agenda».
La questione tibetana è affascinante ma complessa. La Cina al momento non ha alcuna intenzione di aprire al dialogo con il Tibet, come dimostrano le dure reazioni alla decisione di Ottawa di incontrare il Dalai Lama. Il ministero degli Esteri ha ammonito Martin a non incontrare una figura che Pechino definisce «un separatista».
«Il governo cinese ripete che sono un separatista - ha detto il Dalai Lama riferendosi al comunicato della scorsa settimana - ma io non cerco l'indipendenza per il Tibet. Vorrei incitare una spia cinese a Dharamsala (sede indiana del governo tibetano in esilio, ndr) a vedere quello che facciamo e cosa stiamo dicendo da tempo».
Il problema dell'aprire ufficialmente a livello politico la questione tibetana è economico. La Cina è un partner commerciale fondamentale per tutte le maggiori economie mondiali, e il Canada non fa davvero eccezione. L'incontro di Martin schiera il Canada insieme ai moltissimi stati (Usa e Inghilterra prime fra tutte) che mostrano simpatia verso il Tibet, aumentando di conseguenza l'isolamento della Cina nei confronti della questione internazionale.
Fino a adesso tuttavia nessuno Stato si è mai fatto davvero promotore di una iniziativa mirata a far nascere un dialogo fra le due autorità cinese e tibetana. Anzi, Jay Myers, direttore amministrativo della "Canadian manufacturers and exporters" la più antica società di commercio canadese, ha ricordato che: «La Cina è uno dei più grandi partner del Canada e spero davvero che non venga fatto niente che li irriti».
Ieri la visita del leader ha avuto anche il primo appuntamento religioso, che è stato il consueto trionfo annunciato. Molte delle 13.000 persone che avevano acquistato settimane fa i biglietti per assistere all'incontro al Pacific Coliseum, hanno atteso per ore l'arrivo del monaco. Il monaco buddista (come continua a definirsi) ha parlato loro del "potere della compassione" e degli ideali pacifisti, da sempre all'origine delle sue dottrine. «Credo che in una area come Vancouver - ha detto alla folla - multiculturale e multireligiosa, sia importante avere conoscenza delle tradizioni e della cultura degli altri».
Durante la permanenza a Vancouver il Dalai Lama incontrerà anche i premi nobel per la pace Desmond Tutu e l'iraniana Shirin Ebadi. Lo stesso Dalai Lama ha vinto il nobel per la pace nel 1989.