27/11/2003
Così parlò il leader riformista. In esilio |
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27/11/2003 |
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27/11/2003
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Fonte: | Il Riformista |
In Breve
(lingua: Italiano
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«Oggi possiamo dire che la Seconda guerra mondiale ha salvato la civiltà occidentale e la democrazia. In Vietnam invece c'è stato un fallimento, anche se gli scopi erano gli stessi. In Afghanistan forse si vede qualche effetto positivo. Per giudicare l'intervento in Iraq bisognerà aspettare ancora del tempo». Così parlò il nuovo leader dei riformisti italiani, capace di unire in un coro di consensi l'intera opposizione da Di Pietro a Boselli, da Bertinotti a Rutelli, da D'Alema a Martelli (meglio di un Cencelli).
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SAGGEZZA. RICOMPATTA IL CENTROSINISTRA E RILANCIA IL DIALOGO Così parlò il leader riformista. In esilio
«Oggi possiamo dire che la Seconda guerra mondiale ha salvato la civiltà occidentale e la democrazia. In Vietnam invece c'è stato un fallimento, anche se gli scopi erano gli stessi. In Afghanistan forse si vede qualche effetto positivo. Per giudicare l'intervento in Iraq bisognerà aspettare ancora del tempo». Così parlò il nuovo leader dei riformisti italiani, capace di unire in un coro di consensi l'intera opposizione da Di Pietro a Boselli, da Bertinotti a Rutelli, da D'Alema a Martelli (meglio di un Cencelli). Il Regime c'è, inutile negarlo. Ma non è una buona scusa per chiudersi in un ghetto, per fare del vittimismo o per demonizzare l'avversario. Al contrario. Ai parlamentari del centrosinistra, il nuovo leader lo dice a chiare lettere: «Sono ottimista. Siamo molto impegnati. E il nostro obiettivo è far crescere la reciproca fiducia». La strada dell'isolamento internazionale non paga, afferma, perché «si può incidere di più con l'amicizia che con l'isolamento». Dunque è un bene che il governo stringa legami di amicizia con gli altri paesi, perché «solo così si potrà incidere sul rispetto di valori fondamentali come le libertà di espressione». Nessun appello contro chi sta stracciando la Costituzione e vuole spaccare il paese. Al contrario. «La Costituzione prevede già autonomie locali, ma per il momento il governo non ha garantito sufficiente importanza a questi aspetti» ha dichiarato il leader politico ai giornalisti, nel corso di una conferenza stampa. «Il mio approccio può favorire il paese, perché può portare alla stabilità, all'unità e all'integrità». Quanto al vecchio vizio di Berlusconi, che come al solito rifiuta di incontrarlo per non dargli un riconoscimento politico, la risposta è quella di un vero riformista: «Nessun problema». Pecoraro Scanio e Folena strepitino pure, ma lui non si scompone. «Normalmente non ricevo inviti da primi ministri» ironizza, preparandosi ad incontrare Giovanni Paolo II. E a dimostrazione del fatto che riformista non è sinonimo di calabraghe, dopo averne lodato l'impegno per la pace, non esita a ribadire anche dinanzi al papa il valore di una morale laica: «Abbiamo anche opinioni diverse - dice spingendosi là dove nemmeno Bertinotti aveva mai osato - ad esempio sul fatto che ci può essere una moralità non basata sulla fede». Così parlò il nuovo leader dei riformisti italiani. Ed è un vero peccato che insista con questa storia di volersene tornare in Tibet.
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lunedì 05 maggio 2003
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