27/11/2003
Margherita Boniver riceve il Dalai Lama a nome del governo (VP su l'Opinione) |
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dal
27/11/2003 |
al
27/11/2003
| Stato: Italia |
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Regione: Lazio |
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Roma |
dove: | Palazzo Montecitorio |
Fonte: | l'Opinione |
In Breve
(lingua: Italiano
)
E’ stata Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri con delega specifica all’Asia e ai diritti umani, a incontrare ieri mattina in Parlamento - a nome dell’intero governo - Sua Santità Tenzin Gyatso, quattordicesima reincarnazione del Dalai Lama. Un incontro cordiale e molto schietto, senz’altro il più importante tra quelli che affollano la sua visita in Italia.
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E’ stata Margherita Boniver, sottosegretario agli Esteri con delega specifica all’Asia e ai diritti umani, a incontrare ieri mattina in Parlamento - a nome dell’intero governo - Sua Santità Tenzin Gyatso, quattordicesima reincarnazione del Dalai Lama. Un incontro cordiale e molto schietto, senz’altro il più importante tra quelli che affollano la sua visita in Italia. Il leader politico e spirituale dei tibetani ha spiegato la sua strategia politica nel confronto che lo oppone in maniera nonviolenta al regime comunista di Pechino. “Da anni il mio mantra preferito è: ‘No all’indipendenza dalla Cina’. E sono anni che le autorità cinesi recitano il loro: ‘Il Tibet deve restare cinese’. E’ lo stesso concetto, ma espresso con due ottiche opposte”. Conferma Boniver: “Sua Santità desidera una ‘meaningful autonomy’ all’interno della Repubblica popolare cinese, capace di preservare l’identità culturale e religiosa tibetana dal genocidio in atto. Vuole che nell’area vi siano unità e stabilità reali, non più imposte con la forza ma attraverso il dialogo e la comprensione”.
Nei giorni scorsi il mancato incontro a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e il Dalai Lama è stato interpretato come un deprecabile esempio di realpolitik. Vi accusano di aver preferito indietreggiare sul terreno dei diritti umani pur di non pregiudicare le ottime relazioni economiche con la Cina. Come risponde?
Rispondo facendo notare che, in quanto presidenti di turno dell’Unione europea, non godiamo della libertà di manovra del 1994, quando il premier Berlusconi fu il primo presidente del Consiglio a incontrare il Dalai Lama. Per questo non accettiamo lezioni e bacchettate sulle dita da nessuno. Questo governo è sempre stato molto attivo e presente sulla questione tibetana: manteniamo regolari contatti con i rappresentanti del governo in esilio e in diverse occasioni abbiamo sollevato a livello internazionale la loro richiesta di piena autonomia, protestando ufficialmente con le autorità cinesi per le numerose condanne a morte di dirigenti politici tibetani.
Cosa ha detto al leader in esilio di milioni di buddisti? Mi sono detta onorata di riceverlo nel nostro paese e sicura del successo che la sua visita riscuoterà non solo a livello istituzionale ma presso tutta l’opinione pubblica italiana. E ho anche voluto sottolineare una felice coincidenza di tempi: l’inizio oggi a Pechino del tredicesimo round di ‘dialogo strutturato’ tra Ue e Cina nel settore dei diritti umani. Forte del suo ruolo di presidente di turno dell’Unione, l’Italia potrà così ribadire a nome dei Quindici un forte richiamo per il pieno rispetto dei diritti politici, religiosi e culturali dei tibetani. Da parte europea si cercherà anche di incoraggiare il regime comunista a proseguire nella costruzione di un dialogo sistematico e costruttivo che porti all’accoglimento delle istanze autonomistiche della regione.
Qual è stato il principale messaggio politico che – tramite l’Italia – il Dalai Lama ha lanciato a tutta l’Europa? Sua Santità ci ha rappresentato il pericolo che in pochi anni l’identità culturale tibetana venga definitivamente annullata in conseguenza dell’innesto forzato nella regione di migliaia di cinesi di etnia Han. Il rischio che corrono è già nella prossima generazione diventino a casa loro una marginale minoranza etnica. Per questo insistono per la loro autonomia nel contesto dello Stato cinese, rivendicando al tempo stesso il loro diritto a gestire in maniera autonoma il proprio sviluppo economico.
Vi ha fatto qualche richiesta specifica? Ha rinnovato l’invito a scegliere un rappresentante speciale dell’Unione europea per il Tibet, analogamente a quanto già deciso dall’amministrazione Bush con la nomina dello Special coordinator Paula Dobriansky. Per lui sarebbe un gesto politico forte, un segnale della nostra volontà di non dimenticare il loro dramma.
Vittorio Pezzuto vipez@email.it |
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lunedì 05 maggio 2003
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