11/12/2002
Un computer e un telefono - Roberto Faccincani a Dharamsala |
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dal
11/12/2002 |
al
11/12/2002
| Stato: Italia |
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Medico di Roverbella (Mantova) al Delek Hospital di Dharamsala -
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Regione: Lombardia |
Dipartimento: - |
Città: |
Mantova- Roverbella |
dove: | Delek Hospital - Dharamasala |
Fonte: | Aide au Zanskar - Aiuto allo Zanskar |
In Breve
(lingua: Italiano
)
Roberto Faccincani è l'unico medico italiano. Partito in settembre, affiancato da altri colleghi tra i quali un'anestesista, da una settimana è solo e in attesa di una nuova «staffetta» che a giorni lo raggiungerà. Nel frattempo opera, fa nascere bambini, aggiusta fratture. Dovrebbe tornare in gennaio ma sull'asse Dharamsala-Mantova corre attraverso il web una richiesta di aiuto e di sostegni economici per potenziare l'ospedale, dal quale il giovane chirurgo evidentemente fatica a distaccarsi.
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di: Un computer e un telefono
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MANTOVA — Un computer e un telefono: sono gli unici strumenti tecnologici con i quali mantiene un contatto con l'Occidente. Per il resto, una brocca d'acqua per fare la doccia, tanta buona volontà e un ospedale da mandare avanti, dove quel che c'è costituisce l'unica risposta sanitaria ai bisogni di una popolazione straniera in terra straniera. Sms ed e-mail sono dirette a Milano e a Mantova: le due città tra le quali, fino a tre mesi fa, si divideva la vita di Roberto Faccincani, chirurgo 34enne dell'ospedale San Raffaele di Milano, ora avanposto mantovano a Dhramasala, città del Tibet indiano, che ospita il Dalai Lama in esilio, cacciato dalla repressione cinese di mezzo secolo fa assieme a decine di migliaia di profughi. Sono loro, i loro figli e nipoti, i pazienti che vengono accolti al Delek Hospital, 50 posti letto ampliati a 75 dal San Raffaele e dalla sua «Associazione per la solidarietà tra i popoli», l'Aispo. E lì, proprio in questi giorni, Roberto Faccincani è l'unico medico italiano. Partito in settembre, affiancato da altri colleghi tra i quali un'anestesista, da una settimana è solo e in attesa di una nuova «staffetta» che a giorni lo raggiungerà. Nel frattempo opera, fa nascere bambini, aggiusta fratture. Dovrebbe tornare in gennaio ma sull'asse Dharamsala-Mantova corre attraverso il web una richiesta di aiuto e di sostegni economici per potenziare l'ospedale, dal quale il giovane chirurgo evidentemente fatica a distaccarsi. E invia ringraziamenti agli aiuti che stanno prendendo corpo. I primi sono per i genitori, pensionati che vivono a Roverbella: «Li ringrazio perchè sono rassegnati ad avere un figlio che mette in gioco un posto di assistente chirurgo al San Raffaele di Milano, un brodosissimo curriculum di studi, un appartamentino tutto camino-tappeti-limoni sul terrazzo per andare in India a lavarsi con la brocca d'acqua calda che un po' c'è e un po' no». Il curriculum è, come «d'obbligo» per chi approda al San Raffaele, da 110 e lode. Laurea conseguita a 28 anni e da sempre un sogno nel cassetto - aiutare i bisognosi in uno dei tanti angoli sperduti del mondo - che adesso si sta realizzando. Ma, a migliaia di chilometri di distanza, gli appelli di Roberto che partono dalle pendici dell'Himalaya sono raccolti e amplificati da Luca, il fratello maggiore, 36 anni, un posto di lavoro in una solida casa di moda maschile, che nel tempo libero si dà da fare per cucire attorno al sogno di suo fratello una rete di aiuti: «Questa esperienza ci fa sentire molto vicini. Anche in ospedale Roberto ha sempre lavorato con dedizione assoluta, tanto che un'amica, scherzando, lo chiama da sempre Gandhi . Adesso vorrei assecondare i suoi desideri: sono moltissime le necessità che ci segnala. Anche le piccole cose, quelle che a noi sembrano banali, là servono». Per esempio lampade Uva per curare l'ittero neonatale, impianto di riscaldamento, di acqua calda o di condizionamento (a 1500 metri sopra il livello del marer la colonnina di mercurio d'inverno scende sottozero e d'estate con i monsoni raggiunge i 30 gradi), aspiratori, guanti sterili, sonde, antibiotici. L'ultima e-mail inviata da Roberto Faccincani dice: «Mi hanno chiesto di attivare alcune adozioni a distanza». E rivolgendosi al fratello: «Trovami qualche sponsor. Servono circa 100 dollari all'anno per ogni bambino. Quanti compiti! Scusa. Ma non sei tu forse il mio comitato permanente in Italia?». E così Luca Faccincani si è messo al lavoro: in poche settimane ha battuto le porte di enti e associazioni e ha creato occasioni conviviali per finanziare l'iniziativa di solidarietà, raccogliendo alcune decine di migliaia di euro. «Roberto ama molto i bambini e nel suo ospedale i piccoli pazienti sono molti. E mi racconta - spiega il fratello - che non piangono mai: sono troppo abituati al dolore».
di Gloria De Vincenzi |
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