13/02/2001
Nello Stato indiano dello Zanskar un’associazione europea aiuta i ragazzi a mantenere la loro identità culturale |
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13/02/2001 |
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13/02/2001
| Stato: Italia |
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Regione: Lombardia |
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Articolo di Anna Della Moretta |
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Fonte: | Giornale di Brescia |
In Breve
(lingua: Italiano
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I soci ogni anno inviano contributi per far sì che insegnanti qualificati assicurino un insegnamento a circa 300 allievi, il 10% della popolazione scolastica della regione. I programmi vengono svolti in ladakho, la lingua indigena che ha assonanze con il tibetano, e non in urdu come viene imposto nelle scuole finanziate dal governo. Proprio nella scorsa estate è stato inaugurato - presenti alcuni alpinisti ed escursionisti bresciani - l’edificio che ospita la scuola voluta dai genitori della valle dello Zanskar. La vecchia sede della scuola - frequentata inizialmente da dodici ragazzi, aumentati nel corso degli anni fino agli attuali 300 -, è stata trasformato in casa-alloggio per gli insegnanti che provengono da altre località dell’Himalaya. Il futuro, tuttavia, è quello di decentrare le scuole in altre zone della valle, per permettere al maggior numero possibile di studenti di frequentarle: ora, per andare a scuola - le lezioni iniziano alle 10 e terminano alle 14 - i ragazzini devono camminare anche per alcune ore, con temperature che raggiungono, come detto, i 35° sotto lo zero. L’azione di solidarietà sta continuando - nei giorni scorsi si è svolto nella nostra città un incontro ristretto per informare sull’evoluzione degli aiuti, mentre alcune mostre fotografiche (all’Olmo Colmo di corso Magenta) servono a raccogliere fondi per l’Associazione -, per far sì che nei villaggi vicini sorgano altre associazioni gemellate di genitori. «Per i nostri ragazzi non vogliamo un futuro di combattenti - spiega Marco Vasta, punto di riferimento bresciano dell’Associazione francese «AàZ» -.
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di: Una scuola «bresciana» ai piedi dell’Himalaya
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Nello Stato indiano dello Zanskar un’associazione europea aiuta i ragazzi a mantenere la loro identità culturale Una scuola «bresciana» ai piedi dell’Himalaya Senza lo studio, i giovani sarebbero costretti a combattere nel conflitto tra Pakistan e India
Nella foto: I bambini di cultura tibetana durante le lezioni Una scuola per aiutare un popolo a mantenere la propria identità. Una scuola per dare ai giovani opportunità diverse da quelle offerte dal destino: combattere sulle loro montagne, tra le più alte del mondo, in una guerra guerreggiata tra Pakistan ed India. Combattere in uno stato smembrato, conteso da India, Pakistan e Cina. Ed il loro futuro non sarebbe altro che quello di portatori d’alta quota tra le retrovie e le trincee sulla linea del fuoco. La scuola è stata realizzata ad Upti, nello Zanskar, lo stato indiano del Jammu e Kashmir situato a nord della catena dell’Himalaya e a sud della valle superiore del fiume Indo. Il tormentato rilievo montuoso, unito alla rudezza del clima, rende questa regione di difficile accesso. I villaggi restano isolati da ottobre a giugno e durante l’inverno il termometro scende a meno 35°. In questo clima, a 3500 metri di altitudine, vivono poveramente circa 12mila persone. La maggioranza, di religione buddhista, lotta per mantenere la propria identità culturale. Uno sforzo che da qualche anno è condiviso con l’Associazione europea «AàZ», nata per sostenere la «Lamdon Model School» fondata nel 1990 da alcuni genitori dello Zanskar. L’Associazione oggi riunisce circa 300 iscritti, il 10% dei quali italiani e buona parte bresciani. I soci ogni anno inviano contributi per far sì che insegnanti qualificati assicurino un insegnamento a circa 300 allievi, il 10% della popolazione scolastica della regione. I programmi vengono svolti in ladakho, la lingua indigena che ha assonanze con il tibetano, e non in urdu come viene imposto nelle scuole finanziate dal governo. Proprio nella scorsa estate è stato inaugurato - presenti alcuni alpinisti ed escursionisti bresciani - l’edificio che ospita la scuola voluta dai genitori della valle dello Zanskar. La vecchia sede della scuola - frequentata inizialmente da dodici ragazzi, aumentati nel corso degli anni fino agli attuali 300 -, è stata trasformato in casa-alloggio per gli insegnanti che provengono da altre località dell’Himalaya. Il futuro, tuttavia, è quello di decentrare le scuole in altre zone della valle, per permettere al maggior numero possibile di studenti di frequentarle: ora, per andare a scuola - le lezioni iniziano alle 10 e terminano alle 14 - i ragazzini devono camminare anche per alcune ore, con temperature che raggiungono, come detto, i 35° sotto lo zero. L’azione di solidarietà sta continuando - nei giorni scorsi si è svolto nella nostra città un incontro ristretto per informare sull’evoluzione degli aiuti, mentre alcune mostre fotografiche (all’Olmo Colmo di corso Magenta) servono a raccogliere fondi per l’Associazione -, per far sì che nei villaggi vicini sorgano altre associazioni gemellate di genitori. «Per i nostri ragazzi non vogliamo un futuro di combattenti - spiega Marco Vasta, punto di riferimento bresciano dell’Associazione francese «AàZ» -. Per questo ci impegneremo ulteriormente per garantire loro l’unico strumento che possiamo offrire: una educazione di alta qualità, unita ad una formazione professionale adatta a queste realtà himalayane. Già da quest’anno stiamo collaborando con la Lamdon Model School di Leh, la maggiore realtà scolastica del Ladakh, e con il Secmol, l’associazione di insegnanti e studenti ladakhi che, su incarico dell’Hill Council di Leh (il nuovo organismo di autonomia amministrativa), affianca i comitati dei genitori nei villaggi». Chi volesse maggiori informazioni sulle attività dell’Associazione e sulle modalità di aiuto ai ragazzi (adesione all’associazione, adozione agli studi di un ragazzo/a, adozione della scuola o semplice donazione), può telefonare allo 03049592. Anna Della Moretta
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Altri link: |
Aide au Zanskar - Aiuto allo Zansklar |
Altri link: |
Una scuola «bresciana» ai piedi dell’Himalaya |
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lunedì 05 maggio 2003
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