27/02/2002
La semplicità di Jetsun Pema «madre coraggio» dei tibetani (BsO) |
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dal
27/02/2002 |
al
27/02/2002
| Stato: Italia |
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Regione: Lombardia |
Dipartimento: - |
Città: |
Brescia |
dove: | Palazzo della Loggia |
Fonte: | Associazione Italia Tibet |
In Breve
(lingua: Italiano
)
Chi si aspettava un'eloquenza trascinante e un piglio risoluto sarà forse rimasto deluso. Le sue armi sono altre, pragmatismo, determinazione e un'imperturbabilità olimpica che le viene dalla filosofia buddhista, il suo credo, che ha scelto di non rinnegare, attraverso la fuga in India e l'impegno a favore dei 120 mila esuli.
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di: La semplicità di Jetsun Pema «madre coraggio» dei tibetani
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Cerimonia di consegna in Vanvitelliano del premio 2002 organizzato dall’Ande La semplicità di Jetsun Pema «madre coraggio» dei tibetani Chi si aspettava un'eloquenza trascinante e un piglio risoluto sarà forse rimasto deluso. Le sue armi sono altre, pragmatismo, determinazione e un'imperturbabilità olimpica che le viene dalla filosofia buddhista, il suo credo, che ha scelto di non rinnegare, attraverso la fuga in India e l'impegno a favore dei 120 mila esuli. La piccola grande donna, che dal nulla ha costruito le basi per lo sviluppo del Villaggio dei bambini tibetani di Dhramsala, 17 scuole e 5 villaggi, la "Ama La", la madre rispettata, come la chiamano i bambini, declina ogni esibizione di meriti nell'austero salone Vanvitelliano dove le viene consegnato il premio "Coraggio" 2002, riconosciutole dal Comune insieme all'Ande di Brescia, «per la fermezza e l'impegno nell'affermare il diritto di vivere liberamente i propri culti». «Un altissimo esempio del coraggio di agire, che ha in sé l'immenso potere di trasformare le cose - l'ha definita il sindaco Paolo Corsini nel consegnarle la targa argentea - Testimone di un'azione per la comunità attraverso il riconoscimento e l'ascolto della libertà». La dedica del premio è per il popolo tibetano, «che oggi non ha ancora la voce, ma che ogni giorno continua a credere nei diritti umani, nella libertà, nell'educazione di cui la Cina, che ci ha occupato, non ha rispetto-dice Jetsun Pema-E' importante poter far conoscere la causa tibetana, i nostri tentativi di dialogo con i cinesi, al momento purtroppo bloccati, perché crediamo fortemente in una soluzione pacifica del problema, non sarà la violenza a scacciare la violenza». Jetsun Pema congiunge le mani, inclinando il capo in segno di ringraziamento. La sera, al Sancarlino, le armonie di Beethoven, Chopin e Chabrier sono tutte per lei. La aspetta un lungo viaggio, che toccherà Torino, Bolzano e altre città, per promuovere il riscatto di un popolo da più di cinquant'anni oppresso e dimenticato. Lisa Cesco |
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lunedì 05 maggio 2003
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