27/02/2002  Il Premio Coraggio alla libertà di culto

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«La vita di Jetsun Pema è portatrice di un messaggio di saggezza, coraggio e amore, nel vigoroso impegno speso nell’opera di organizzazione della comunità tibetana in esilio». Con queste parole il sindaco Paolo Corsini nel tardo pomeriggio di ieri, in un affollato salone Vanvitelliano, si è rivolto a Jetsun Pema, tibetana in esilio e sorella del Dalai Lama, durante la cerimonia di consegna del «Premio Coraggio 2002» che è stato assegnato a Jetsun Pema dalla sezione bresciana dell’Ande, Associazione nazionale donne elettrici, di cui è presidente l’infaticabile Gianna Spada. La cerimonia è stata introdotta da Beatrice Rangoni Machiavelli, presidente Ecosoc e consigliere del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro.

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L’omaggio dell’Ande alla sorella del Dalai Lama
Il Premio Coraggio alla libertà di culto

A Jetsun Pema il «Premio coraggio»

«La vita di Jetsun Pema è portatrice di un messaggio di saggezza, coraggio e amore, nel vigoroso impegno speso nell’opera di organizzazione della comunità tibetana in esilio». Con queste parole il sindaco Paolo Corsini nel tardo pomeriggio di ieri, in un affollato salone Vanvitelliano, si è rivolto a Jetsun Pema, tibetana in esilio e sorella del Dalai Lama, durante la cerimonia di consegna del «Premio Coraggio 2002» che è stato assegnato a Jetsun Pema dalla sezione bresciana dell’Ande, Associazione nazionale donne elettrici, di cui è presidente l’infaticabile Gianna Spada. La cerimonia è stata introdotta da Beatrice Rangoni Machiavelli, presidente Ecosoc e consigliere del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Nata nella capitale del Tibet, Lhasa, Jetsun Pema studia in India, poi in Svizzera e in Inghilterra. Nel giugno 1964 il Dalai Lama la incarica della guida del «Tibet Children’s Village» il villaggio dei bambini tibetani che sorge a Dharamsala, in India. Accanto all’impegno sociale, c’è quello politico: nel 1990 il Dalai Lama e il Congresso del popolo tibetano la eleggono ministro, prima donna del Tibet a ricoprire tale incarico. Le esigenze educative del Villaggio, tuttavia, la spingono nel 1993 a scegliere di lasciare l’attività istituzionale per tornare ad essere la «madre» dei bambini tibetani che vengono allevati ed istruiti in modo moderno, senza tuttavia far dimenticare loro le radici tibetane, la lingua, la cultura e la religione, nella prospettiva di un rientro nel loro Paese. «La vita di Jetsun Pema è quindi portatrice di un messaggio di saggezza, coraggio e amore, nel vigoroso impegno speso nell’opera di organizzazione della comunità tibetana in esilio - ha sottolineato il sindaco -. Valori esemplarmente testimoniati in una quotidianità che ha conosciuto la maternità e la vedovanza, legata alla tensione dell’esule verso la propria patria, al coraggio che si trasforma in amore rivelando la straordinaria modernità di una cultura millenaria, costretta dalla storia e dalla politica fuori dai propri confini originari. Coraggio nel testimoniare la propria fede da parte di una donna perseguitata a motivo del culto professato, una libertà religiosa che Jetsun Pema ritiene, come noi, componente inscindibile, anzi, espressione più intima e autentica del proprio essere. Una libertà religiosa che scaturisce dalla libertà della coscienza e che si realizza nell’aperto confronto con altre sensibilità». Alla consegna del premio erano presenti i componenti del Comitato d’onore e di quello promotore dell’iniziativa che ha avuto il patrocinio dell’Assemblea economica e sociale europea. (a. d. m.)