Abate tibetano allontanato dal suo complesso monastico Monache coinvolte nel peggiore intervento distruttivo dai tempi della Rivoluzione Culturale
Fonte: International Camping fo Tibet
Comunicato ripreso dal NYT del 28 settembre 2001 nell'articolo http://www.nytimes.com/2001/09/28/international/asia/28TIBE.html
Katmandu, Nepal – Secondo fonti tibetane, Khenpo Jigme Phuntsok, Lama del complesso monastico di Larung Gar, situato nel Tibet orientale, è stato allontanato dal monastero contro il suo volere, per essere trasferito all’ospedale militare di Barkham (Ch. Maerkang). A partire dalla metà di Agosto non si hanno più sue notizie. Sono state prese misure di sicurezza molto rigide, tali da impedire ai monaci e agli studiosi di Larung Gar di avvicinarsi a Khenpo. Pare che Barkham abbia accolto anche Jetsun Muntso, nipote di Khenpo Jigme e insegnante a Larung Gar. Verso fine Giugno, la salute di Khenpo Jigme Phuntsok ha subito notevoli peggioramenti, dopo l’arrivo degli ufficiali del Partito Comunista a Larung Gar. Pur soffrendo di diabete e di pressione alta, e nonostante la necessità di una continua assistenza per potersi spostare, Khenpo si è rifiutato di lasciare il monastero e ha preferito affidarsi alle cure di un medico tibetano, in grado di ricorrere alla tradizionale medicina cinese, oltre che a quella occidentale. Lo spostamento di Khenpo Jigme Phuntsok non è ancora considerato come un atto di detenzione formale, benché diverse fonti siano pronte ad affermare che egli non è autorizzato a ritornare a Larung Gar. L’allontanamento di Khenpo Jigme Phuntsok deve essere però considerato come un momento chiave della crisi che ha colpito Larung Gar. Khenpo, ("riverito maestro" in lingua tibetana) era da sempre considerato una personalità carismatica, in grado di attirare migliaia di studiosi di religione al suo monastero di montagna, prima di essere stato messo sotto pressione dalle autorità cinesi, che lo hanno costretto all’allontanamento (i religiosi radunatisi attorno al’Abate in giugno erano circa 8.000 - ndr). "Trattandosi di uno dei maggiori maestri buddhisti presenti in Tibet, l’allontanamento forzato di Khenpo Jigme Phuntsok deve essere considerato come un grave affronto alla religione tibetana," ha affermato John Ackerly, Presidente della International Campaign for Tibet. "Qual’ora si trattasse di un allontanamento forzato, saremmo di fronte alla più evidente sconfitta per il Buddhismo tibetano dai tempi della detenzione del giovane Panchen Lama e della fuga del Karmapa," ha aggiunto Ackerly.
GLI AVVENIMENTI DI LARUNG GAR Ultime notizie sulla crisi
Come non avveniva più dai tempi della Rivoluzione Culturale, a partire dallo scorso 28 Giugno è iniziata l’opera di distruzione delle tradizionali abitazioni in stile tibetano. Duemila edifici e rifugi preposti alla meditazione sono stati distrutti. Si tratta circa del doppio rispetto ai comunicati iniziali. Alla fine di Agosto, gli attacchi hanno interessato i quartieri abitati a nord del vasto complesso monastico e alcune barriere protettive sono state erette intorno alle macerie. La maggior parte degli edifici distrutti sembra essere appartenuta alle monache. Diversi posti di blocco dell’Esercito di Liberazione Popolare sono stati ripetutamente istituiti sulla strada principale tra Serthar, la principale città della regione, Gogentang e Drango (Ch. Luhou), al fine di controllare l’accesso a Larung Gar. Larung Gar si trova infatti in una vallata laterale situata a circa 15 kilometri a sud di Gongentang. Numerose centinaia di manovali cinesi sono stati assoldati per portare avanti l’opera distruttiva ricevendo, secondo alcune fonti, una ricompensa di 250 Yuan (circa Lit 70.000) per ciascun edificio distrutto. Si ritiene che sia stato concesso anche il permesso di prelevare oggetti o materiali dai suddetti edifici. Durante l’azione, il complesso monastico era presidiato da polizia armata. Pare che non ci siano stati tentativi di rappresaglia da parte di monache o religiosi. Secondo le ultime notizie pervenute, gli attacchi sono stati presieduti da un ufficiale di nome Wang, capo del “Fronte Unito” della provincia del Sichuan, conosciuto come Wang Putrang, ("capo Wang"). Wang è responsabile degli ufficiali del Partito Comunista, tra i quali sono presenti ufficiali del Fronte Unito di Pechino, oltre che truppe di polizia armata e uomini incaricati di portare a termine le espulsioni e le demolizioni avvenute a Larung Gar nel mese di giugno. Una monaca originaria del Tibet centrale è stata obbligata a lasciare il suo monastero dagli ufficiali del Partito, ma si è rifiutata di obbedire alle richieste, "Mi hanno detto di tornare a casa, e di non cercare più un altro monastero. Io ho risposto che non intendevo andarmene, quindi due poliziotti armati sono entrati nella mia stanza e hanno gettato a terra la mia statua del Buddha. Mi hanno quindi trascinata fuori dal mio rifugio e uno dei poliziotti ha lanciato nella stufa il mio libro delle scritture buddhiste, contenente le preghiere che recito quotidianamente" ha affermato la monaca. "Sembra di essere tornati agli anni ‘60”, ella ha ricordato, facendo riferimento alla distruzione di massa che ha interessato i monasteri tibetani durante la Rivoluzione Culturale. Per dedicarsi allo studio della dottrina buddhista, impartita da Khenpo Jigme Phuntsok, Jetsun Muntso (nipote di Khenpo Jigme Phuntsok'), e da altri maestri, le monache di Larung Gar sono disposte a vivere principalmente soltanto grazie a risorse veramente esigue. Secondo le parole di un’altra testimone, a molte monache è stata promessa la cifra di 200 Yuan (circa $25) per lasciare Larung Gar e coprire le spese del trasferimento e del successivo reinserimento nelle rispettive regioni natali. Non è chiaro tuttavia se qualche monaca abbia ricevuto tale ricompensa. Secondo fonti affidabili, basate sulla visita di Larung Gar nelle ultime due settimane, il numero degli edifici distrutti supera le duemila unità. La maggior parte dei rifugi distrutti era abitata da monache. Sulla base di una testimonianza scritta, ottenuta da ICT grazie a un monaco di nome Ngawang Ozer, molte monache hanno cercato rifugio tra le montagne e le foreste presenti a pochi giorni di cammino da Larung Gar. Secondo la testimonianza scritta di Ozer: "[le monache] vivono da circa un mese nelle foreste, nutrendosi di scarsissimo cibo. Molte altre vagano tra villaggi, fermate d’autobus e altri luoghi, senza sapere dove andare e spesso in condizioni di estrema indigenza. Gli ufficiali hanno intimato loro di tornare al proprio villaggio natio, abbandonando per sempre qualunque monastero. Naturalmente, questo fatto ha spinto le monache ad evitare il ritorno a casa." I turisti occidentali che hanno recentemente visitato la zona di Kham e Amdo possono confermare la testimonianza di Ngawang Ozer. Secondo le parola di una turista francese, “Ovunque è possibile incontrare piccoli gruppi di monache, da Xining (nella provincia di Qinghai) a Lhasa. La maggior parte di esse ha affermato di non poter più rimanere tra le montagne vicine a Larung Gar poiché il clima diventa sempre più rigido, anche se in realtà le monache non hanno alcuna méta e non sanno dove andare." Nella tradizione buddhista, i voti dei monaci e delle monache comprendono anche la scelta di abbandonare la propria casa per sciogliere ogni legame con la quotidianità. Le monache tibetane devono quindi prendere la decisione di intraprendere una vita semplice, fatta di studio e meditazione, condotta in un luogo isolato o in un monastero, rinunciando all’idea di allevare figli, di seguire i lavori di casa oppure di seguire attività agricole e commerciali. Dopo avere visitato Larung Gar, lo scorso anno uno studioso buddhista occidentale ha affermato: "l’incontro con Larung Gar ha costituito per me un’esperienza unica rispetto a quello con qualunque altra comunità in Tibet, India o Nepal. Le monache e gli studiosi vivono realmente di contemplazione e studio, nell’atmosfera dell’altopiano tibetano. Nel corso dei suoi insegnamenti, il Khenpo più anziano (Khenpo Jigme Phuntsok) cerca di mettere in luce l’importanza della disciplina monastica, del significato profondo della vita di un monaco, nelle sue relazioni con l’esterno e all’interno della propria mente." Le monache più anziane, per le quali uno spostamento risulterebbe notevolmente difficile, hanno ricevuto il permesso di restare a Larung Gar e sono state raggruppate nella parte più a sud del complesso monastico. "Per ora hanno il permesso di restare," un monaco di Serthar ha comunicato per telefono, "ma secondo la volontà degli ufficiali, tra qualche tempo tutte le monache dovranno lasciare il monastero." (Traduzione VP - 30/09/2001) |