11/04/2013  " I Rabari gli ultimi nomadi dell'India" racconti ed immagini di Tina Imbriano

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Nel Kutch, un angolo sperduto dell'India nord-occidentale, racchiuso dalle paludi che nella stagione secca si trasformano in sconfinate distese salmastre e dai grandi deserti del Sindh e del Rajasthan, vivono i Rabari pastori nomadi dediti all'allevamento dei cammelli. Allevatori non per scelta, ma per un preciso disegno divino che prese corpo quando Shiva infuse simultaneamente lo spirito della vita al primo Rabari e al primo cammello unendone i destini per l'eternità. Originariamente "nomadi" a pieno titolo, oggi conducono una vita "seminomade" trascorrendo nei villaggi i mesi estivi durante i quali si concentrano i grandi eventi rituali: in primo luogo i matrimoni. A fine ottobre, dopo il Diwali, essi riprendono il cammino con le greggi e le piccole carovane di cammelli verso i sentieri della transumanza dell'India Centrale, gli stessi sentieri che saranno ripercorsi in senso inverso, in direzione del Kutch, a primavera inoltrata.

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Nel Kutch, un angolo sperduto dell'India nord-occidentale, racchiuso dalle paludi che nella stagione secca si trasformano in sconfinate distese salmastre e dai grandi deserti del Sindh e del Rajasthan, vivono i Rabari pastori nomadi dediti all'allevamento dei cammelli. Allevatori non per scelta, ma per un preciso disegno divino che prese corpo quando Shiva infuse simultaneamente lo spirito della vita al primo Rabari e al primo cammello unendone i destini per l'eternità. Originariamente "nomadi" a pieno titolo, oggi conducono una vita "seminomade" trascorrendo nei villaggi i mesi estivi durante i quali si concentrano i grandi eventi rituali: in primo luogo i matrimoni. A fine ottobre, dopo il Diwali, essi riprendono il cammino con le greggi e le piccole carovane di cammelli verso i sentieri della transumanza dell'India Centrale, gli stessi sentieri che saranno ripercorsi in senso inverso, in direzione del Kutch, a primavera inoltrata.
"Un giorno stavo seduto in una casa da tè nel mercato di Ahmedabad perso a guardare il solito, vario scorrere della vita sulla strada, quando dal coloratissimo andirivieni di quella straordinaria collezione di umanità che l'India è sempre, vidi spuntare due particolarissimi personaggi: un uomo alto e maestoso, dai grandi baffi neri, gli orecchini d'argento, un corpetto ed un turbante bianco, seguito da una donna snella e diritta come un fuso, vestita di nero, avvolta in uno scialle di intricati ricami colorati. La loro primitiva bellezza mi folgorò.
Si sedettero davanti a me e io non riuscii più a togliergli gli occhi di dosso...
Nel mio calendario era il 1995, ma quelli venivano da un altro tempo...
Erano esemplari di una umanità ancora in comunione con la natura, una umanità non ancora indebolita dal comodo, non ingrassata dal "benessere", non intristita dal "progresso"... Erano Rabari." Tiziano Terzani

Io li ho incontrati la prima volta in un piccolo forte nel Rajastan nel 1999, li ho ritrovati a Tunda, nel 2003, durante il mio primo viaggio in Gujarat. E’ stata una folgorazione…..e da allora sono seguiti altri viaggi alla ricerca del loro mondo: le loro feste, i loro matrimoni, i loro villaggi e i loro accampamenti. A novembre di quest'anno a Delhi nella centralissima Connaught Place, tra moderne jeanserie – giovani per mano – eleganti donne in sari e i-phone, io stracarica di pacchetti e sacchetti come tutti i frequentatori dell'India, ne ho incontrato una coppia.
Mi sono ricordata delle parole scritte da Terzani che mi sono sembrate ancora più vere.