Le notizie diffuse dal governo di Thimbu sull’esito dell’offensiva sono contraddittorie. Secondo fonti militari del regno del Bhutan, le 19 basi distrutte appartenevano al Fronte unito di liberazione dell’Assam (Ulfa), al Fronte nazionale democratico del Bodoland (Ndfb), sempre attivo nello Stato assemese, e all’Organizzazione di liberazione Kamatapur (Klo), del Bengala occidentale. Il ministero degli esteri bhutanese, tuttavia, fa sapere che le basi riprese dall’esercito locale sarebbero addirittura 30.
Originale: Offensiva del re del Bhutan contro gli insorti (lingua: Italiano
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Sarebbero almeno 120 i separatisti indiani uccisi, 19 i campi d’addestramento distrutti e mezzo migliaio i ribelli catturati dalle forze armate bhutanesi, che da sei giorni stanno incalzando gli appartenenti a tre gruppi di guerriglieri attivi nel nord-est dell’India e che abitualmente si rifugiano nei boschi e sulle montagne del piccolo Paese himalayano. Le notizie diffuse dal governo di Thimbu sull’esito dell’offensiva sono, però, contraddittorie. Secondo fonti militari del regno del Bhutan, le 19 basi distrutte appartenevano al Fronte unito di liberazione dell’Assam (Ulfa), al Fronte nazionale democratico del Bodoland (Ndfb), sempre attivo nello Stato assemese, e all’Organizzazione di liberazione Kamatapur (Klo), del Bengala occidentale. Il ministero degli esteri bhutanese, tuttavia, fa sapere che le basi riprese dall’esercito locale sarebbero addirittura 30. Dubbi anche sui ribelli catturati, non tanto sul numero (circa 500) ma sulla loro effettiva pericolosità visto che, secondo fonti dei servizi segreti indiani, gli arrestati sarebbero tutti donne, bambini, anziani e persone rimaste ferite nel primo assalto delle forze armate bhutanesi. In realtà, la maggior parte dei circa 3mila guerriglieri ai quali stanno dando la caccia i 6mila militari bhutanesi, guidati sul campo dal re Jigme Singye Wangchuk, sarebbero ormai tutti al sicuro tra i fitti boschi del sud del Paese himalayano. Re Wangchuk ritiene ormai di avere a portata di mano la vittoria finale, visto che nelle ultime ore ha respinto l’offerta di un cessate-il-fuoco avanzata da Arobinda Rajkhowa, presidente dell’Ulfa. Il sovrano “rischia la sua vita comandando le sue truppe nella selva ostile” ha detto Rajkhowa di fronte al rifiuto del re bhutanese. L’unico dato sul quale tutti – servizi segreti indiani e forze armate bhutanesi – sembrerebbero concordare riguarda i caduti tra i ribelli, che ammonterebbero a circa 120 unità. Voci contraddittorie, invece, sul numero di militari del Bhutan uccisi negli scontri. Fonti dell’esercito nazionale parlano di sette vittime, ma in India si fanno cifre ben diverse: 34 soldati morti, forse addirittura 50. L’esercito indiano, intanto, ha annunciato di aver stretto le maglie lungo i 380 chilometri di frontiera comune con il Bhutan. Per il momento, tuttavia, l’esercito di New Delhi non ha catturato più di un centinaio di presunti ribelli.[LL]