Il governo nepalese lo aveva promesso lunedì scorso, dopo l’ultima strage compiuta dai ribelli maoisti nel fine settimana, e ieri è passato al contrattacco: in un’offensiva militare nella parte occidentale del Paese ha colpito duro, uccidendo 48 guerriglieri.
Originale: Nepal, pugno duro contro i maoisti (lingua: Italiano
)
Dopo un fine settimana segnato da un’offensiva senza precedenti dei guerriglieri Nepal, pugno duro contro i maoisti
KATHMANDU - Il governo nepalese lo aveva promesso lunedì scorso, dopo l’ultima strage compiuta dai ribelli maoisti nel fine settimana, e ieri è passato al contrattacco: in un’offensiva militare nella parte occidentale del Paese ha colpito duro, uccidendo 48 guerriglieri. Contemporaneamente, il Parlamento di Kathmandu ha deciso a stragrande maggioranza di estendere di altri tre mesi - fino alla fine di maggio - lo stato d’emergenza in vigore nel Paese dallo scorso novembre, da quando cioè l’offensiva dei guerriglieri maoisti fece un salto di qualità con una catena di attentati e attacchi che lasciarono sul terreno oltre 200 morti. Senza il voto di due terzi del Parlamento lo stato d’emergenza sarebbe scaduto la prossima settimana, lasciando il governo del premier Sher Bahadur Deuba senza lo strumento dei poteri speciali e dell’impiego dell’esercito. Ma all’appoggio del Parlamento non corrisponde la situazione reale del Paese. La società del Nepal è rigidamente divisa in caste e imbrigliata in una struttura sociale immobile e feudale su cui regna una monarchia al tempo stesso costituzionale e divina. Ma l’immagine del sovrano come incarnazione divina è stata fatalmente scossa lo scorso giugno, quando l’intera famiglia reale è stata massacrata dal principe ereditario Dipendra. Il quale, prima di togliersi la vita, ha ucciso anche lo stesso amatissimo re Birendra. Il nuovo sovrano Gyanendra, fratello del re assassinato, non gode nè del prestigio, nè della popolarità di Birendra. Fra la crisi dello stato feudale e monarchico e la disastrosa situazione economica si è inserita come un cuneo la ribellione della guerriglia maoista, guidata dal carcere dal carisma del «Compagno Prachanda» (letteralmente «terrificante»), uno studente di agraria proveniente dalle caste alte che ha promesso una rivoluzione comunista sul modello di quella di Mao Zedong, partendo - come in Cina - dalla campagna. Il movimento è nato nel ’96 e in quasi sei anni ha avviato una guerra civile latente ed è riuscito, in molti distretti, a creare proprie «corti di giustizia popolare», aziende agricole collettive e cooperative, a raccogliere tasse e a redistribuire la terra. Ed è infatti proprio il radicamento del movimento nella società contadina a preoccupare il governo di Kathmandu, che ha cercato di correre ai ripari con una serie di riforme sociali - fra cui l’abolizione per legge delle caste - che però incontrano la forte opposizione dei grandi latifondisti. Il governo - una traballante coalizione guidata dal Partito del Congresso - ha scatenato la controffensiva militare dopo che nell’ultimo fine settimana la guerriglia ha compiuto il più sanguinoso attacco dall’inizio della rivolta, uccidendo 167 fra soldati, agenti di polizia, funzionari governativi.