Il programma 9.30 raduno presso il villaggio cimbro di Pian Canaie 10.00 partenza 11.30 arrivo a casera Palantina (m. 1.580), pranzo al sacco, aggiornamento sulla situazione dell'area del Cansiglio nell'ultimo anno 13.00 (per chi può e vuole) partenza per Forcella Palantina (m 1.780) 14.00 breve incontro in Val dei Sass, poco lontano dalla forcella, per constatare lo "stato dell'arte ed il completamento dei lavori della seggiovia. Incontro con il gruppo salito da Pian Cavallo 14.30 inizio rientro
La manifestazione sarà preceduta da una serata con l’alpinista Kurt Diemberger che sarà con noi alla manifestazione in Cansiglio e che presenta “Passi verso l’ignoto Una vita tra Alpi, Karakorum e Himalaja, info CAI di Ponte di Piave 0422.857866. Sabato 8 Novembre - ore 21,00 Salgareda (Tv) - Palazzetto dello Sport
Un intervento di Toio De Savorgnan
Forse la marcia della Palantina è diventata, nel corso degli anni, una delle manifestazioni ambientaliste per la difesa della montagna, più conosciute tra Veneto e Friuli. Il primo timido tentativo risale al 1987, quando uno sparuto gruppo di noi iniziò la protesta contro una gara di sci in Val Salatis, la lunga valle a confine con il Friuli, nel gruppo del Monte Cavallo: lo slalom era organizzato in luglio ed aveva lo scopo di dimostrare che sul Cavallo la neve rimaneva a lungo, anche fino ad estate inoltrato . Ma per quella prima esperienza del 1987 eravamo solo in 6, più due piccoli cani. Tutta la nostra protesta si limitò a mettere sui parabrezza di qualche decina di automobili un volantino contro lo sfruttamento della montagna e contro l’ipotesi della creazione del Comprensorio Sciistico del Monte Cavallo, un progetto che, in quegli anni prevedeva il collegamento con Pian Cavallo, ben 5 o 6 impianti distribuiti tra i vari punti del Cavallo ed una notevole serie di piste, per un totale di circa 150 miliardi delle lire di allora. Erano gli anni euforici del “circo bianco, della valanga azzurra, di Gustav Toeni che vinceva tutte le gare….Nello stesso anno a Biella, in settembre, nasceva Mountain Wilderness, l’associazione internazionale per la difesa della montagne di tutto il mondo. Ma la prima vera grande manifestazione è del 1988 quando, agli inizi di ottobre, gli amici del CAI di Sacile in una escursione in Palantina si accorsero che moltissimi alberi, quelli da abbattere, erano stati segnati con bollini rossi, il tracciato della prima pista era già stato segnato con il nastro bianco e rosso, ma anche gli incroci, la posizione dei piloni ecc…Non essendo stato presentato alcun progetto, l’intento era chiaro: tagliare gli alberi senza alcun permesso anche dentro il bosco di proprietà regionale, iniziare abusivamente i lavori di sbancamento con le ruspe per tracciare le piste e poi presentare il progetto, pagare una modesta multa per sanare l’abuso e completare alla grande con tutte le piste e tutti i piloni del collegamento tra il Pian Cavallo e l’Alpago, primo impianto del futuro comprensorio. Iniziò subito un’azione febbrile con la mobilitazione di tutte le associazioni,la notizia passò veloce,bisognava fare qualcosa subito per evitare quello scempio. Circa un mese dopo, il 13 novembre, ben 2000 persone da Veneto Friuli, ma anche dall’Emilia Romagna, dalla Lombardia ecc…avevano risposto all’appello e si erano date appuntamento al grande piazzale di Colindes (Tambre), quello che nei progetti doveva essere il parcheggio per gli sciatori. Ma il comune aveva deciso un provocatorio divieto si sosta e fioccarono centinaia di multe ( in molti poi abbiamo fatto opposizione, con visita a casa dell’ufficiale pignoratore ed il processo, conclusosi a nostro favore, durò oltre 10 anni! Ma ormai tutti avevano pagato). A fine giornata, quando la luna piena illuminò a giorno i pendii innevati del Guslon ( uno dei rilievi su cui si doveva ruspare una delle molte piste..), comparve la scritta, creata con le fiaccole, W IL PARCO, furono sfasciate le ultime tre macchine rimaste al parcheggio di Colindes. Da allora in poi, ogni anno ci si ritrova in Cansiglio, la domenica più vicina a San Martino; i primi incontri erano organizzati dal Comitato per il Parco del Cansiglio, poi paralizzatosi per dissidi interni e per l’”assalto alla diligenza” operato da qualche partito in cerca di visibilità. Ma le associazioni ambientaliste del Veneto e del Friuli, tutte, compattamente ( il Cansiglio è riuscito a catalizzare e unire un fronte eterogeneo e non sempre collaborativo) ed indipendentemente dagli schieramenti politici, hanno continuato ad essere presenti, a far sentire la propria voce, ad operare. Ci sarebbe bisogno di pagine e pagine per descrivere, anche solo sinteticamente, tutte le azioni, gli interventi e le manifestazioni organizzate in questi lunghi 20 anni nei quali forse non si è fatta l’Area Protetta che avevamo chiesto fin dall’inizio, ma non sono nemmeno riusciti, nonostante i tanti tentativi, a far passare il collegamento Ma vale la pena di ricordare la demolizione dei ruderi della ex-base militare di Pizzoch, e le molte manifestazioni per la restituzione della ex base aeronautica ed ex caserma di Pian Cansiglio, restituita al territorio proprio quest’anno. Le associazioni ambientaliste hanno discusso a lungo tra loro e alla fine hanno deciso, ormai una decina d’anni fa, che se la prima ipotesi sostenuta negli anni 80 era quella di un Parco Regionale, poi vedendo quanto queste entità fossero di difficile gestione e troppo dipendenti dagli interessi locali, per il Cansiglio, diviso tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, la soluzione migliore è quella dell’istituzione di due Riserve Naturali Regionali contigue, a diretto controllo regionale. Poi chissà, nel corso degli anni si potrà lavorare per far crescere la consapevolezza locale della necessità di una tutela forte, proprio nell’interesse di chi abita in montagna. La montagna è il capitale del futuro, demolirla con cave e impianti di risalita significa ipotecare il futuro, trasformare un lembo intatto di Natura in un cimitero, il cimitero dove è sepolta l’intelligenza dei politici e degli amministratori attuali.
LA REGIONE VENETO ED IL CIRCO BIANCO La regione Veneto ormai da 20 risolve lo spinoso problema della pianificazione del turismo bianco attraverso….il vuoto legislativo. La regione sta attualmente lavorando ad un nuovo Pian Neve, ma definirlo “nuovo” è scorretto, poiché quello del 1990 è stato adottato dalla Giunta ma poi non più approvato definitivamente. Nel frattempo siè andati avanti a sproni battuto a costruire nuovi impianti e quelli non ancora realizzati sono inseriti nella proposta del “nuovo “Piano Neve, dove ci sono ancora i caroselli della Forca Rossa, del Pelmo, della Palantina!, sull’Altopiano di Asiago, sull’Altopiano di Casera Razzo (24 nuove piste!), nell’area Comelico-Sappada, attorno al Passo Giau. Va rilevato come la novità del “nuovo” Piano Neve sia quella di puntare a costruire costosissimi nuovi impianti, decine di milioni di euro per ogni nuovo impianto, in zone a scarsa pendenza, finora vocate allo sci da fondo e con grave scarsità d’acqua, come si vorrebbe fare sull’altopiano di Asiago o di Casera Razzo. Ma ciò che sta succedendo sull’altopiano di Tonezza-Fiorentini, dove i lavori sono già in fase avanzata, ci fa capire che la regione ha tutta l’intenzione di andare avanti facendo finta di essere sul punto di approvare il Piano Neve ma poi lo lascia nel cassetto e in realtà preferisce dare il via libera ad un impianto alla volta, nella più totale deregulation. Anzi, l’unica cosa che si sta tentando di fare è di approvare un decreto legge che, attraverso vari stratagemmi, renderà inutile ogni programmazione a livello regionale. Ma il Circo Bianco si sostiene solo perché la regione mette cifre enormi a sostegno sia della costruzione che della gestione del degli impianti ( LR 18/90) e senza quelle sovvenzioni la maggior parte degli impianti fallirebbero. A questo proposito sarebbe interessante verificare se è vero che questi ingenti finanziamenti risulterebbero irregolari rispetto alle norme della Comunità Europea che vieta agli stati membri di erogare aiuti pubblici poiché essi andrebbero a causare una distorsione nel mercato, ledendo quindi il principio della libera concorrenza. Anche nel vicino Friuli le cose non vanno meglio e sebbene gli elettori abbiamo mandato a casa la giunta di “sinistra”,il maestro di sci e governatore Illy ha fatto stanziare 200 milioni di euro per i 5 poli sciistici della regione, devastando intere montagne. Ma visto che adesso stiamo parlando del gruppo Col Nudo-Cavallo-Cansiglio e che il solo impianto di collegamento a cabinovia tra l’Alpago e Forcella Palantina, un solo impianto e senza nessuna pista, costerebbe ben 25 milioni di euro, perché non lanciamo, in occasione della marci, una sfida e una provocazione alla regione Veneto? Spendiamoli pure i 50 miliardi delle vecchie lire ( sembrano molti di più dei 25 milioni di €..) ma investiamoli in tutto l’Alpago e trasformiamolo in un lembo di Alto Adige con i prati tagliati, le mucche al pascolo, i frutteti biologici, i caseifici doc, gli agriturismi, i sentieri in ordine, le vecchie case ristrutturate, i servizi sociali ben funzionanti….insomma, distribuiamo a tutti gli abitanti dell’Alpago di buona volontà dei finanziamenti per restaurare e mantenere l’ambiente e creare le condizioni per un turismo diffuso, quello che aiuta molto i montanari altoatesini a rimanere sulla loro terra. Ma una proposta del genere stenterebbe a passare perché metterebbe molti politici regionali nudi davanti alle loro responsabilità : non hanno nessuna intenzione di aiutare la gente di montagna ma i ricchi imprenditori di pianura, quelli che costruiscono impianti da decine di milioni di euro l’uno, ma quasi interamente con soldi pubblici.
CANSIGLIO E LA TERZA GUERRA MONDIALE. Alla base di Cansiglio si trova la base militare USA di Aviano, attiva già al tempo della guerra del Vietnam e punto di transito per tutte le guerre combattute da allora in poi dalla NATO, comprese quelle in Iraq e nell’ex Jugoslavia, in perenne all’erta, ora in attesa di un nuovo intervento chirurgico, forse in Afghanistan, forse in Iran, base che ha sempre mantenuto la presenza, come anche ora, di un numero imprecisato di testate atomiche. Il sistema difensivo Nato ha inoltre scelto il Cansiglio per installarvi un modernissimo “occhio”, lo era nei primissimi anni 60 quando l’opinione pubblica italiana ne venne a sapere da un discorso del presidente dell’URSS Nikjta Kruscov, per la risposta da possibili attacchi da parte dei paesi dell’est. Così sul Monte Pizzoch fu creata una delle stazioni radar più potenti del Mediterraneo, che doveva scoprire i missili provenienti da est e dare l’ordine di lancio ai missili USA ( modello Nike Hercules, residuati della guerra di Corea) dalla base di Pian Cansiglio. In quegli anni i malghesi del Cansiglio, i vachèri nel dialetto locale, cioè i cow boys, che vivevano in malghe senza corrente elettrica ed acqua corrente, mungevano a mano e a mano spalavano il letame dalla stalla, assistevano ogni giorno alle esercitazioni di uscita dei missili dai bunkers in cemento armato e del loro puntamento verso est. Il Cansiglio, anche per la vicinanza ad Aviano, sarebbe stato uno dei punti nevralgici se fosse scoppiata la Terza Guerra Mondiale e chissà quante volte ci siamo andati molto vicino. Ma non è scoppiata e quelle costosissime e sofisticate installazioni sono state prima utilizzate saltuariamente e poi abbandonate, diventando ruderi e preda di saccheggiatori. Le due aree militari sono state molte volte oggetto di tentativi di speculazione, ma alla fine, forse proprio grazie alla forte attenzione che siamo stati capaci di tener su di esse, sono state smantellate del tutto e restituite al Cansiglio. La base di Cansiglio, diventata poi Caserma, è stata l’osso più duro, che ha resistito per molti anni a parecchie interpellanze parlamentari, a molte manifestazioni, anche solo al tentativo di conoscere documenti, atti di proprietà, contratti ecc…Ma nel luglio di quest’anno lo stesso ministro trevigiano Zaia è salito fin quassù per dare la buona notizia e, come rappresentante dello Stato centrale, ha consegnato l’area a Veneto Agricoltura, l’ente regionale che gestisce la foresta. Ora partirà un progetto di restauro del territorio asportando i ruderi, bonificando l’amianto e le grandi cisterne di gasolio, per poi progettare un parziale riutilizzo dell’area rendendola funzionale a servizi utili all’area: parcheggio, ostello, educazione ambientale, ecc…almeno così ci auguriamo, ma in ogni caso continueremo ad essere vigili ed attenti, senza distrarci.
I CERVI DEL CANSIGLIO Mentre state leggendo queste righe, si è concluso da poco del bramito dei cervi, cioè il periodo in cui i maschi adulti si affrontano e si combattono per conquistarsi il diritto all’accoppiamento: per affermare la propria forza e potenza emettono dei suoni baritonali e cavernosi che riempiono la foresta di echi. E’ uno spettacolo affascinante che in Cansiglio richiama un numero altissimo di spettatori che qualcuno vorrebbe invece allontanare con la scusa che disturbano le esibizioni amorose dei grandi ungulati. Guarda caso però che si dica anche, con molta coerenza, che i cervi sono troppi, forse 2500 o anche 3000 e che, brucando erba e fogliame, mettono in crisi le aziende zootecniche e provocano gravi danni al bosco, quindi necessita una loro drastica riduzione. E chi potrebbe intervenire in questa opera meritoria di salvataggio ambientale se non loro, i salvatori, cioè i cacciatori (fa anche rima.)? Ma chi ha mai contato con esattezza il loro numero? E chi ha mai quantificato i presunti danni? E poi, è giusto calcolare tutto dal punto di vista economico, con la pignoleria di un ragioniere aziendale, anche se ci trova di fronte ad un‘area naturalistica molto importante, una proprietà pubblica regionale svincolata, o che dovrebbe esserlo, da una logica monetaria? La Foresta del Cansiglio è parte di Rete natura 2000, un sistema di aree la cui funzione primaria deve essere di conservare quella biodiversità altrove persa, ma in molti fanno finta di dimenticarsene. Un numero comunque alto di ungulati risveglia l’attenzione forte dei cacciatori e da parte loro i politici hanno fatto promesse elettorali: voti in cambio di poter entrare a sparare là dove è sempre stato vietato. Il problema del soprannumero esiste, è complesso e difficilmente sintetizzabile, ma vale la pena di evidenziare qualche punto. La stessa legge nazionale sulla caccia prevede che quando un animale è considerato nocivo per l’ambiente ( e già qui si potrebbe discutere a lungo..) si debba prima procedere con i metodi cosidetti “ecologici” (allontanamento, cattura e spostamento, ecc) e solo quando si dimostra, con studi scientifici, che tutte le possibili alternative sono fallite, si passa all’abbattimento, ma lo si deve fare in modo massiccio e veloce. Invece in Cansiglio proprio le guardie venatorie della provincia di Belluno da anni abbattono daini, da quest’anno sparano ai cinghiali e la stessa provincia sembra intenzionata a passare ora anche ai cervi, in “collaborazione” con le riserve di caccia locali…. Conclusione…….. dunque la gestione della fauna è diventato un problema politico ed un’occasione per andare a…caccia di voti e si fanno promesse per poter avere il sostegno della potente e diffusa lobby venatoria. Per il Cansiglio finora si sono spesi parecchi soldi solo per contare i cervi, cioè per i “censimenti” senza mai fare una proposta operativa se non quella, mai finora ufficializzata ma solo paventata, di passare alla decimazione, cioè alla eliminazione pressoché totale. Perché è così che deve essere: o un animale è veramente dannoso e allora va drasticamente ridimensionato eliminando anche il 70-80% degli individui, cioè, se i numeri fossero quelli indicati ( ma mai diffusi ufficialmente..) almeno 1500/1880 animali. Oppure non è proprio così dannoso e qualcuno sta puntando a trasformare il Cansiglio in una riserva di caccia esclusiva dove poter uccidere un centinaio di animali all’anno. Troppo comodo signori cacciatori e signori politici. E purtroppo per loro la soluzione esiste: i danni al bosco vanno quantificati, tenendo conto che un’area di Rete Natura 2000 non deve produrre come un campo di mais o di soia, il mancato raccolto di erba da parte delle aziende agricole della piana va compensato con gli aiuti pubblici che già la legge prevede e, dopo una valutazione scientifica e non di parte, i cervi in eccesso vanno catturati e spostati, non uccisi in Foresta. Parecchie aree protette in Italia sarebbero disposte ad ospitare i cervi del Cansiglio, ma le richieste sono tenute nascoste poichè scomode e perchè invalidano le tesi della parte più estremisti cacciatori per la quale il riuscire a venire a sparare in Foresta è ormai una questione di puntiglio.
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