Oggi inizia il 27esimo giorno del nostro sciopero della fame ad oltranza davanti all'entrata della sede delle Nazioni Unite a New York. Siamo tre giovani tibetani, nati in esilio, che non abbiamo mai visto la nostra patria. Invaso dalla Cina nel 1949, il Tibet rimane tutt'oggi occupato, e il governo cinese continua a negare a noi Tibetani i diritti fondamentali che sono enunciati nella Dichiarazione dei Diritti Umani dell'ONU.
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Caro Segretario Generale,
Buongiorno e Tashidelek. Oggi inizia il 27esimo giorno del nostro sciopero della fame ad oltranza davanti all'entrata della sede delle Nazioni Unite a New York. Siamo tre giovani tibetani, nati in esilio, che non abbiamo mai visto la nostra patria. Invaso dalla Cina nel 1949, il Tibet rimane tutt'oggi occupato, e il governo cinese continua a negare a noi Tibetani i diritti fondamentali che sono enunciati nella Dichiarazione dei Diritti Umani dell'ONU.
Noi rappresentiamo la nuova generazione di Tibetani, nati rifugiati apolidi, desiderosi di vivere in libertà nel nostro paese. L'Assemblea Generale dell'ONU ha approvato tre risoluzioni -nel 1959, 1961 e 1965- richiamando al rispetto dei diritti umani e della libertà in Tibet, ma da allora ha fallito nell'intraprendere una qualsiasi azione significativa. Abbiamo manifestato davanti all'ONU più volte di quanto possiamo ricordare. Abbiamo fatto pressione sui Rappresentanti dell'ONU alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra. Abbiamo inviato innumerevoli lettere all'ONU supplicando aiuto e supporto. I diplomatici e gli ufficiali delle Nazioni Unite ci hanno pacamente rassicurati della loro personale comprensione, ma la situazione nel Tibet rimane terribile. Non ci sono parole per descrivere la nostra frustrazione.
Abbiamo intrapreso questo sciopero della fame, il più serio metodo non-violento che abbiamo, per mostrare sia la nostra frustrazione che le nostre risoluzioni. Guardiamo il mondo intorno a noi soffocato in un ciclo senza fine di violenza, paura e rabbia. Quelli che ricorrono a metodi violenti, mietendo vite innocenti e seminando il panico, ricevono l'attenzione dei media e della comunità internazionale. Le Nazioni Unite chiedono la pace nel mondo, ma allo stesso tempo ignorano e mettono a tacere le persone che hanno fermamente e coerentemente portato avanti la loro lotta non-violenta.
Siamo preoccupati per il segnale che l'ONU sta mandando alla nostra generazione di giovani. Crescono sempre più frustrati e si domandano se il movimento non-violento porterà mai la giustizia di cui hanno bisogno. Vostra Eccellenza, la preghiamo di mostrare loro che la violenza e il terrore non sono i soli metodi per convincere le Nazioni Unite ad agire. La preghiamo di dimostrare loro che lei da valore alla perseveranza pacifica ed ai metodi non-violenti.
Dopo 27 giorni, non abbiamo più fame di cibo, solo di libertà e giustizia. Siamo convinti che Lei capirà l'urgenza di questa situazione e Le chiediamo di venirci a trovare, qua fuori dal suo ufficio. Aspettiamo di incontrarla con ansia e di sentire quali azioni intraprenderà per portare avanti la lotta pacifica per i diritti umani e la libertà in Tibet.
Per la libertà e la pace. Rangzen.
Sig.ra Dolma Choepel Sig. Sonam Wangdu Sig. Gyatso |