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Unesco: difficile la verifica della preservazione dei monumenti di Lhasa  - 

09/08/2002 Stato: Tibet

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Regione: -Dipartimento: -
Città:Lhasa
Dove:"Historic Ensemble of Potala Palace, Lhasa"
Fonte:Associazione Italia Tibet
In breve: Lhasa: demolizione dei vecchi edifici tibetani 29/4/02

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Free TibetLa preservazione dell’antico centro storico di Lhasa e dei suoi monumenti, tra i quali figura il Palazzo del Potala, tradizionale residenza dei Dalai Lama, è divenuta oggetto di un duro scontro tra i rappresentanti dell’UNESCO e le autorità di Pechino. L’organizzazione facente capo alle Nazioni Unite è infatti in attesa che il governo cinese conceda ad alcuni suoi funzionari il permesso di recarsi a Lhasa per investigare sulla distruzione di alcuni antichi edifici della città vecchia e sullo scempio architettonico provocato dalla costruzione di un edificio di tredici piani, destinato ad ospitare il comando di polizia, e di un monumento, situato proprio di fronte al Potala e recentemente inaugurato, eretto per commemorare il 50° anniversario della cosiddetta “pacifica liberazione del Tibet”.


Originale: Unesco: difficile la verifica della preservazione dei monumenti di Lhasa
(lingua: Italiano )

La preservazione dell’antico centro storico di Lhasa e dei suoi monumenti, tra i quali figura il Palazzo del Potala, tradizionale residenza dei Dalai Lama, è divenuta oggetto di un duro scontro tra i rappresentanti dell’UNESCO e le autorità di Pechino. L’organizzazione facente capo alle Nazioni Unite è infatti in attesa che il governo cinese conceda ad alcuni suoi funzionari il permesso di recarsi a Lhasa per investigare sulla distruzione di alcuni antichi edifici della città vecchia e sullo scempio architettonico provocato dalla costruzione di un edificio di tredici piani, destinato ad ospitare il comando di polizia, e di un monumento, situato proprio di fronte al Potala e recentemente inaugurato, eretto per commemorare il 50° anniversario della cosiddetta “pacifica liberazione del Tibet”.
Esperti di tutto il mondo e sostenitori della causa tibetana hanno in più occasioni dichiarato che la vecchia Lhasa è ormai scomparsa. Due architetti scandinavi, autori di una pubblicazione sulla città, hanno affermato che circa due terzi delle abitazioni tradizionali tibetane situate nell’area del Lingkor, la strada lunga cinque chilometri che circonda la città e abituale percorso dei pellegrini, sono state abbattute. Secondo Alison Reynolds, direttrice di Free Tibet Campaign, “le case tibetane sono state demolite per fare posto a dei piazzali, del tutto anonimi, destinati a rendere più agevole il controllo di eventuali manifestazioni. La distruzione è stata attuata non solo all’interno del Lingkor, ma anche entro l’area del Barkhor, il perimetro più interno attorno al tempio del Jhokang, sotto la protezione dell’UNESCO”.
Da parte sua, Pechino cerca di replicare alle accuse di “barbarie culturale” che le vengono mosse difendendo la propria politica di “rinnovamento”della capitale tibetana. Tra le argomentazioni prodotte, un comunicato dell’agenzia Xinhua recita testualmente: “Il nuovo aspetto di Lhasa rispecchia i desideri dei tibetani residenti”. Secondo Pechino, un sondaggio condotto su un campione di mille proprietari di case avrebbe dimostrato che la popolazione locale era scontenta della propria situazione abitativa ed auspicava che i preannunciati cambiamenti avvenissero nel più breve tempo possibile. Le autorità cinesi hanno inoltre accusato il Fondo per l’Eredità del Tibet, un’organizzazione non governativa europea operante a favore della preservazione del patrimonio architettonico e culturale tibetano, di avere operato alcune ristrutturazioni senza i dovuti permessi e di avere minacciato l’ordine sociale. Il Fondo, i cui rappresentanti sono stati espulsi, aveva curato il restauro di settantasei edifici tra cui alcuni templi millenari.


Consulta anche:Italia Tibet 
Originale:Unesco: difficile la verifica della preservazione dei monumenti di Lhasa  

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