Comunicato stampa della Tibetan Women Association per la giornata dei Diritti Umani
DHARAMSALA, 10 dicembre 2001 Il 10 dicembre 1948 le Nazioni Unite approvavano la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e da allora questa giornata viene celebrata in tutto il mondo come “Giornata internazionale dei Diritti Umani”. Oggi, mentre il mondo ricorda l'avvenimento, i Tibetani in Tibet sono sottoposti a pesanti violazioni dei diritti umani da parte del potere cinese. Sebbene firmataria di otto accordi sui diritti umani, la Cina continua ad avere un totale disprezzo per le più elementari libertà civili e politiche. La Tibetan Women Association vorrebbe porre all'attenzione della comunità internazionale le pesanti violazioni dei diritti umani che sono inflitte ai Tibetani in Tibet e specialmente nei riguardi dei prigionieri politici. Questi detenuti sono ingiustamente imprigionati per aver espresso pacificamente le loro opinioni religiose, politiche od etniche e sono soggetti a brutali interrogatori e trattenuti a tempo indeterminato. - Il più giovane prigioniero politico nel mondo, il dodicenne Gedhun Choekyi Nyima, riconosciuto dal Dalai Lama come undicesimo Panchen Lama venne arrestato nel 1995. Il luogo dove è trattenuto è ancora sconosciuto sebbene il Commissario ONU ai diritti Umani abbia chiesto di incontrarlo. - Ngawang Sangdrol è la prigioniera politica con la maggior pena detentiva in Tibet. Sta scontando 23 anni per aver espresso pacificamente le sue opinioni politiche. Arrestata nel 1987 all'età di 10 anni, sarà rilasciata nel 2015 all'età di 34 anni. - Tanak Jigme Sangpo è il prigioniero politico con la maggior pena detentiva in Tibet essendo stato arrestato nel 1960, Dovrebbe essere rilasciato nel 2011 all'età di 85 anni dopo averne pasati 44 in detenzione. Sebbene nel 1988 la Cina abbia ratificato la convenzione ONU contro la Tortura ed altri trattamenti crudeli o degradanti, continua ad infliggere torture inumane ai prigionieri politici tibetani. Dal 1990, 25 decessi sono avvenuti nella prigione di Drapchi a seguito di torture inflitte ai detenuti. La repressione in atto da parte del governo cinese contro il buddhismo tibetano comprende specifiche campagne contro le istituzioni religiose ed educative. Nel 1996 la Cina ha lanciato la campagna “Colpisci duro” con la “rieducazione patriottica” diretta ad identificare, espellere ed arrestare monaci e suore che rifiutano di rinnegare il Dalai Lama e l'indipendenza del Tibet. Nel corso di questa campagna 541 monaci e suore sono state arrestate, ed 11.409 sono stati espulsi da conventi e monasteri femminili. La repressione del buddhismo da parte dello Stato Cinese è una diretta violazione dei diritti umani dei Tibetani. Dal 1950 vi è stato un crescente influsso della cultura cinese sul Tibet. Le più recenti ipotesi indicano una presenza cinese Han di circa 7.5 milioni mentre i Tibetani sono orami solo sei milioni. I Tibetani sono divenuti una minoranza nel loro stesso paese e la popolazione cinese occupa i punti chiave della società tibetana. Di conseguenza i beneficiari del “Grande sviluppo in occidente” sono i Cinesi Han. Sebbene il Tibet sia tutt'ora uno dei paesi con la minor densità abitativa, le donne tibetane sono soggette a misure pesanti e forzate di pianificazione demografica che includono contraccezione, sterilizzazione, ostacoli al matrimonio e pratiche abortive in gravidanza avanzata che sono seguite da operazioni di sterilizzazione senza consenso. Si calcola che fra il 4 ed il 20% delle donne tibetane hanno perso la capacità di procreare in seguito alla sterilizzazione forzata. La disastrosa situazione dei Tibetani che vivono all'interno del Tibet deve essere preso in seria considerazione dalla comunità internazionale, La Tibetan Women Association chiede alla comunità internazionale di ritenere la Cina responsabile per le pesanti violazioni dei diritti umani e di far pressioni sul governo cinese affinché applichi le numerose convenzioni sui diritti umani da essa firmate e violate in continuazione. La Tibetan Women Association chiede al Commissario ONU per i diritti umani ed alla comunità internazionale di far pressioni sul governo cinese affinché si confronti con il Dalai Lama sul futuro del Tibet.
Originale
DHARAMSALA, December 10: (TWA) - On 10 December 1948, the United Nations proclaimed the universal Declaration of human Rights and since, this day has been celebrated worldwide as 'International Human Rights Day'. On this day, as the world celebrates, ironically Tibetans in Tibet face gross human rights violations under Chinese rule. Despite being a signatory to 8 international human rights instruments, China continues to have total disregard for basic civil, and political freedoms.
The Tibetan Women's Association (TWA) would like to draw the attention of the International community to the severe human rights violations that have been inflicted on Tibetans inside Tibet, particularly Tibetan prisoners. These prisoners are unjustly detained for peacefully expressing their religious, political or ethnic views and are subject to invasive interrogations and held indeterminately. - The world's youngest political prisoner, 12-year-old Gedhun Choekyi Nyima recognized as the Eleventh Panchen Lama by the Dalai Lama was arrested by the Chinese government in 1995. His whereabouts is still unknown despite a request to have access to the child by the UN commissioner for Human Rights.
- Ngawang Sangdrol is the longest serving female political prisoner in Tibet. She is currently serving 23 years imprisonment for the peaceful expression of her political views. Originally arrested in 1987 at the age of 10, she is due for release in 2015 at the age of 34.
- Tanak Jigme Sangpo is the longest serving political prisoner in Tibet and was first arrested in 1960. He is due for release in 2011 at the age of 85 after having spent 44 years in prison.
Despite ratifying the UN Convention Against Torture and Other Cruel or Degrading Punishment in 1988, China continues to inflict inhuman torture upon Tibetan political prisoners. Since 1990, 25 deaths have been recorded as a direct result of torture in Drapchi prison alone.
The oppressive actions taken by the Chinese government against Tibetan Buddhism inside Tibet include specific campaigns aimed at religious and educational institutions. In 1996 China launched a 'Strike Hard' campaign in which 'patriotic re-education' was aimed at identifying, expelling and arresting monks and nuns who refused to denounce the Dalai Lama and Tibetan independence. During this campaign 541 monks and nuns were arrested, and 11,409 were expelled from monasteries and nunneries. The state sanctioned suppression of Tibetan Buddhism is a direct violation of the human rights of Tibetans by the Chinese government.
Since 1950, there has been a large-scale influx of Chinese into Tibet. Recent figures show that the population of Han Chinese in Tibet is 7.5 million while the Tibetan population is only 6 million. Tibetans have become a minority in their own country and the Chinese population dominates all aspects of society in Tibet. Further the beneficiaries of China's 'Great Western Development' policy in Tibet are the Han Chinese.
Although Tibet is one of the most sparsely populated countries in the world, Tibetan women are subject to severe and coercive family planning measures which include contraception, sterilization, delaying of marriage, an enforced waiting period between births and abortion regardless of the stage of the pregnancy which is often followed by sterilization operations without the consent of women. It is estimated that between 4 and 20 percent of Tibetan women are no longer able to reproduce due to forced or coerced sterilization.
The status of Tibetans living inside Tibet is dire and should be seriously considered by the international community. TWA strongly urges the international community to hold China accountable for their gross violation of human rights and to encourage China to co-operate with international human rights and humanitarian laws-many of which they have ratified yet continue to violate. TWA further urges the United Nations Commissioner for Human Rights and the international community to pressure the Chinese government to negotiate with the Dalai Lama on the issue of Tibet.
Tibetan Women's Association 10th December 2001
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